Cronaca

Indignarsi per la morte del nigeriano ucciso a Fermo? Sì, ma non troppo

Omicidio a sfondo razziale. Così è stato definito l'assassinio di un nigeriano che ieri, a Fermo, aveva reagito agli insulti rivolti alla sua compagna, promessa sposa, da parte di un uomo risultato poi essere un ultrà della locale squadra di calcio.

Fuggito dalla Nigeria insieme alla sua compagna Chinyery per evitare di finire trucidato dai terroristi di Boko Haram, Emmanuel Chidi Namdi è rimasto vittima di un estremista di destra che, per giustificarsi, non ha trovato niente di meglio da dire che «pensavo stessero rubando un auto».

La tentazione è quella di chiedersi se quanto è accaduto sia dovuto anche, se non soprattutto, al sentimento anti migrante che è alimentato da tempo, da molte delle forze politiche italiane, anche da quelle che siedono in Parlamento.

E ricordandosi da quanto detto in passato dai suoi dirigenti, il pensiero corre subito alla Lega. Il suo segretario, Matteo Salvini, ha però condannato quanto accaduto, sostenendo che «il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire». Ma non ha concluso qui il suo post su facebook ed ha voluto aggiungere, senza che ce ne fosse l'esigenza, che «è sempre più evidente che l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?»

Altrettanto, potremmo chiedere a Salvini che cosa c'entri questa sua conclusione, al di là che possa essere corretta o meno, con quanto è successo a Fermo? Visto che il nero è la vittima, l'anima del leghista aveva probabilmente necessità di sottolineare al proprio elettorato di riferimento che il migrante era e resta comunque un problema. E dello stesso tenore, anche se più esplicito, l'intervento al Senato del capogruppo della Lega che ha ricordato anche che ci sono i neri "cattivi" elencando le vicende di cronaca  che in passato li hanno visti protagonisti.

Uno strano modo per commemorare una vittima. Ma forse non tanto quanto quello scelto, sempre al Senato, da parte di Carlo Giovanardi, del gruppo GAL-Idea, che è intervenuto inziando con la seguente affermazione: «Io non so cosa è successo ieri. Impareremo e approfondiremo l'accaduto e può essere benissimo che un balordo abbia fatto una cosa terribile...»

L'intervento di Giovanardi si è concluso così, perché le urla e i fischi dell'Aula gli hanno impedito di continuare. Urla e fischi interrotti solo dall'intervento del presidente di turno, la senatrice Lanzillotta, che ha tolto la parola Giovanardi ricordandogli che quella che si stava svolgendo era una commemorazione.

Autore Egidio Marinozzi
Categoria Cronaca
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