TACCUINO #80
 

PsykoSapiens è l'atto di potenza che nasce dal dolore, l'affermazione dell'individuo che si supera.
 

1. Introduzione
 

L’idea di progresso, intesa come avanzamento lineare e cumulativo verso un’ipotetica condizione ottimale, costituisce un costrutto ideologico che riduce la complessità dei processi naturali e storici. Il paradigma evolutivo dominante, che vede la selezione come un meccanismo volto al miglioramento progressivo, ignora la natura intrinsecamente stocastica delle transizioni sistemiche. Questa visione, per quanto funzionale alla costruzione di un senso teleologico, dal mazdeismo all'ultimo vescovo, risulta inadeguata a descrivere la realtà dei processi trasformativi, in cui errore, deviazione e imprevedibilità giocano un ruolo centrale.
 

Dalle antiche concezioni dualistiche del mazdeismo, che esaltavano la lotta tra forze opposte, fino alle rigidità dogmatiche rappresentate dalle istituzioni religiose più conservative, il percorso storico rivela una successione di ideologie ormai superate. Superamento non accolto.
 

L’obiettivo di questo taccuino è decostruire la narrazione deterministica dell’evoluzione, mostrando come l’errore non sia una disfunzione da correggere, bensì la matrice dell’emergenza del nuovo. Lungi dall’essere un’anomalia, l’errore costituisce il principio strutturante delle transizioni e delle riconfigurazioni sistemiche. Attraverso una prospettiva che integra epistemologia, biologia evolutiva, teoria del caos e filosofia della scienza, si analizzerà il concetto di devoluzione produttiva, che supera la dicotomia tra progresso e regressione, ridefinendo le logiche del divenire.

  • Punto di ancoraggio – Contestualizzazione del paradigma: Analogamente a quanto avviene nell’astronomia, in cui la formazione dei pianeti emerge dalla collisione di corpi celesti – un grande masso che, interagendo con un altro, stabilizza la propria configurazione – così la natura umana si articola in reti reticolate di stirpi e linee di sangue, le cui interazioni determinano la genesi di entità caratterizzate da una salute esistenziale ottimale oppure da anomalie strutturali.

  • Punto di ancoraggio – Critica al determinismo evolutivo lineare: Questa analogia evidenzia come l’evoluzione non sia il risultato di un percorso lineare e cumulativo, bensì il prodotto di dinamiche collisionali e stocastiche, che, attraverso la fusione e la disgregazione dei lignaggi, determinano la formazione di soggetti capaci di aderire alla realtà (e di vicinanza al reale) e, al contrario, di entità manifestamente disfunzionali, quali i narcisisti e i perversi, il cui apparato formativo risulta incompleto.
     

2. Stocasticità e Determinismo Emergente
 

2.1 Fondamenti Epistemologici
 

L’epistemologia della complessità ha messo in discussione l’assunto di un ordine predeterminato nei sistemi biologici e cognitivi, evidenziando il ruolo della stocasticità nei processi di emergenza strutturale. La casualità non è un elemento marginale o accidentale, bensì il principio generativo che permette la formazione di nuovi stati organizzativi per necessità. La vita, l’evoluzione culturale e la struttura della conoscenza non si sviluppano secondo traiettorie predefinite, ma emergono dalla dinamica interattiva di eventi aleatori e processi adattativi.

L'epistemologia della complessità non nega la possibilità di una memoria del sangue e una memoria per mineralizzazione ossea, anzi, le integra in una visione più ampia della continuità biologica e della trasmissione di informazioni al di là del codice genetico.  
 

La stocasticità nei processi di emergenza strutturale non implica il caos assoluto, ma una necessità emergente che si struttura in base a vincoli fisici, biochimici e informazionali. In questo quadro, la memoria biologica non è un semplice deposito statico, ma un processo dinamico di sedimentazione e riattivazione, dove:  
 
- La memoria del sangue potrebbe riferirsi alla trasmissione di informazioni filogenetiche e epigenetiche attraverso linee di discendenza, influenzando predisposizioni, risposte adattative e persino aspetti pre-percettivi del sentire viscerale.  
- La memoria per mineralizzazione ossea suggerisce che la struttura ossea possa registrare, attraverso processi chimico-fisici, tracce di stress, esperienze e forse persino configurazioni di informazione che vanno oltre il mero deposito di calcio e fosfati.  
 

Queste forme di memoria potrebbero funzionare come canali di continuità bio-informativ*, in cui l’elemento aleatorio si innesta su una matrice materiale predisposta a registrare e trasmettere variazioni nel tempo. 

2.2 Dinamiche della Non-Linearità
 

I sistemi complessi si caratterizzano per la loro natura non-lineare: le loro trasformazioni non avvengono secondo schemi prevedibili, ma attraverso biforcazioni, ristrutturazioni improvvise e rotture critiche. L’ordine non è un principio immanente, bensì una condizione transitoria che si manifesta in determinati stati di equilibrio. L’errore costituisce un fattore strategico in questa dinamica, poiché introduce variazioni che possono favorire il superamento di barriere adattative e la transizione verso nuovi regimi di stabilità.

  • Punto di ancoraggio – Dinamiche reticolari e sangue come matrice formativa: Le dinamiche evolutive, analoghe all’incrocio di correnti marine, si manifestano nel reticolo del sangue umano, dove l’interazione fra stirpi dinamiche non solo genera entità sanamente configurate, ma evidenzia anche i residui di lignaggi non ottimali, che si traducono in soggetti incapaci di integrare il reale nella loro interezza esistenziale.

  • Punto di ancoraggio – La casualità come motore della diversificazione: L’incertezza intrinseca e la natura stocastica dei processi evolutivi inducono una biforcazione tra entità evolutive: da un lato, coloro i quali, grazie a una corretta collisione tra tradizione e innovazione, sviluppano la capacità di adattarsi e rispondere al contesto reale; dall’altro, individui quali i narcisisti e i ‘carnefici’, derivati da un’errata ‘collisione’ formativa, restano imprigionati in una staticità distruttiva che ne compromette la completezza.
     
    Osservano il sano senza riconoscerlo, riducendolo a mero oggetto; così, la brutalità che sgorga non si annida soltanto nei gesti visibili, ma si riversa sfociando nella premeditazione fredda, nella sistematicità della distruzione, nella teatralità dell’abuso che si fa rito. Tutto è volto al perverso piacere e al godimento di un misero individuo patetico, incapace di autodominazione, refrattario all’autodeterminazione: sadico, spietato, impotente, ma reale.


 
3. L’Entropia come Matrice Generativa
 
3.1 Concetto di Entropia e Trasformazione
 
L’entropia, intesa non solo come misura del disordine ma come indice della potenzialità esplorativa di un sistema, gioca un ruolo fondamentale nei processi di trasformazione. Nei sistemi biologici, cognitivi e sociali, l’entropia rappresenta il grado di libertà necessario per l’adattamento e l’innovazione.
 
3.2 Decadimento e Innovazione
 
L’errore non è un’anomalia da eliminare, bensì il vettore attraverso cui l’entropia si manifesta in forme produttive. Il codice genetico, la struttura delle reti neurali e i sistemi socio-culturali non sono entità statiche, ma architetture in continua riscrittura, in cui mutazioni e anomalie generano nuove possibilità di configurazione.
 
4. Ermeneutica del Caos: Decifrare l’Errore
 
4.1 Origini della Complessità Semantica
 

Il linguaggio stesso si configura come un sistema adattivo, in cui errori interpretativi e slittamenti di significato costituiscono la base evolutiva della conoscenza. La ermeneutica del caos non si limita a decifrare testi, ma esplora la logica attraverso cui il pensiero si ristruttura a partire da discontinuità e anomalie.
 
4.2 L’Errore come Processo Interpretativo
 
L’errore non è un fallimento epistemico, ma una strategia euristica che consente l’espansione dei confini del pensabile. La conoscenza non avanza per accumulo lineare, ma attraverso la costante rinegoziazione dei suoi presupposti. Abbandonare l’illusione di una verità stabile significa comprendere che la deviazione e l’incertezza sono le condizioni necessarie per l’innovazione concettuale.
 
5. Resilienza e Creatività Emergente
 
5.1 Resilienza come Metamorfosi
 

La resilienza non è semplice resistenza alle perturbazioni, bensì capacità di ristrutturazione attraverso il trauma e la crisi. In questa prospettiva, la creatività non rappresenta un’eccezione, ma una condizione emergente in cui l’errore e la deviazione diventano i motori della rinnovazione.
 

Il termine resilienza, oggi inflazionato e abusato in molteplici contesti (psicologia, economia, management, sociologia), ha radici antiche, ma la sua diffusione moderna è relativamente recente.
 

Etimologia
 

La parola resilienza deriva dal latino resilire, composto da:
 

- re- (indietro, di nuovo)
 

- salire (saltare, rimbalzare)
 

Il verbo resilire significava dunque "saltare indietro", "rimbalzare", "ritrarsi", "ritornare in sé dopo un urto". È un verbo che indicava sia un movimento fisico sia una reazione figurata, come il sottrarsi rapidamente a un pericolo o il recupero da una difficoltà.
 
Filologia e Storia del Termine
 
Il passaggio di resilire in lingue moderne è rimasto marginale fino all'uso tecnico-scientifico, dove ha trovato terreno fertile.
 
1. XVI-XVII secolo (Lingua Latina e Scienze Naturali)
 

Il termine viene utilizzato in testi latini per indicare il rimbalzo di un corpo elastico o il riflusso dell'acqua.
 
2. XVIII-XIX secolo (Fisica e Ingegneria dei Materiali)
 

- Il termine resilience appare in inglese nel XVII secolo con il tal Francis Bacon, riferito alla capacità di alcuni materiali di tornare alla forma originaria dopo una deformazione.
 

- Nel cosiddetto Ottocento, resilience diventa un termine tecnico nell’ingegneria dei materiali, descrivendo la capacità di un metallo o di un corpo elastico di assorbire energia e tornare allo stato iniziale dopo uno stress meccanico.
 
3. XX secolo (Psicologia e Scienze Sociali)
 

- A partire dagli anni ’50-’60, il termine inizia a essere adottato nella psicologia per descrivere la capacità di un individuo di superare traumi e difficoltà.
 

- Dagli anni ’90 in poi, il termine esplode nei campi della sociologia, dell’ecologia, dell’economia e della gestione del rischio, diventando una buzzword onnipresente.
 
La resilienza nasce come un concetto fisico e ingegneristico legato ai materiali, ma viene poi traslata metaforicamente alla psicologia e ad altri ambiti. Il suo abuso attuale ha svuotato il termine di parte del suo significato originario, trasformandolo in una formula generica per indicare capacità di adattamento, resistenza e superamento delle difficoltà, spesso con una connotazione edulcorata e funzionale alla narrazione dominante del "superamento degli ostacoli" a ogni costo.
 
5.2 Esiti dell’Errore nella Dinamica Creativa
 
L’errore è alla base di processi innovativi in molteplici ambiti:
 
- Mutazioni genetiche: la biodiversità è il prodotto di mutazioni spesso casuali, alcune delle quali si rivelano vantaggiose per la sopravvivenza.
- Rottura delle convenzioni artistiche: correnti come il surrealismo e il decostruttivismo hanno trasformato il difetto in una strategia creativa.
- Progresso scientifico: la falsificazione delle teorie consolidate costituisce il meccanismo principale di espansione della conoscenza.
 

  • Punto di ancoraggio – Resilienza come metamorfosi dinamica: Nel contesto della resilienza, l’analogia con il fenomeno di collisione planetaria si fa esplicita: il processo di ‘resilire’ implica una capacità intrinseca di trasformazione e riordino, parallela al meccanismo per cui la fusione di corpi celesti stabilizza nuove configurazioni, producendo entità evolutive ‘sane’ e funzionali al reale.

  • Punto di ancoraggio – Implicazioni evolutive dei residui non ottimali: D’altro canto, l’assenza di questa capacità dinamica – come nel caso delle stirpi formatasi in maniera incompleta – si traduce nella manifestazione di individui intrinsecamente disadattivi, i cui tratti, segnati da una mancata collisione evolutiva ottimale, rivelano il residuo di lignaggi ‘non-enti’, incapaci di integrarsi pienamente nella trama della realtà.


 
6. Devoluzione e Transizioni Evolutive
 
6.1 Il Superamento della Linearità Evolutiva
 

L’evoluzione non segue una traiettoria ascendente, ma esplora un pluriverso di configurazioni in cui l’errore assume un ruolo chiave. La devoluzione produttiva suggerisce che la regressione apparente, la perdita di funzionalità e la mutazione disadattiva possano rivelarsi funzionali alla sopravvivenza e all’innovazione.
 
6.2 Nuovi Modelli di Adattamento
 
La selezione non opera attraverso il perfezionamento lineare, ma attraverso transizioni multiple che implicano perdita, degenerazione o ricombinazione di tratti. Questo significa che lo sviluppo di un sistema non è mai univoco, ma segue molteplici traiettorie possibili.
 

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