Esteri

La visita di Obama a Cuba, fra affari e diritti civili

Dopo ottantotto anni un presidente americano metterà nuovamente piede sull'isola di Cuba per una visita di stato. La visita di Barack Obama ha un precedente ormai lontano nel tempo, quello di Calvin Coolidge che, nel 1928, si recò a L'Avana per presenziare alla sesta Conferenza Internazionale degli Stati Americani.

In realtà, anche Harry Truman, presidente dal 1945 al 1953, si era recato nel paese caraibico, ma solo per visitare la base di Guantamano, senza incontrare nessun rappresentante del governo e, quindi, formalmente non si può definire una visita di stato.

La visita si articolerà in tre giorni, durante i quali Obama, che sarà accompagnato dalla moglie Michelle e dalle figlie Malia e Sasha, avrà, fra l'altro, un summit bilaterale con Raul Castro, cui farà seguito una conferenza stampa congiunta, e un incontro privato con i dissidenti cubani. Il presidente americano si incontrerà anche con il cardinale Ortega, a testimonianza dell'importante ruolo di intermediazione svolto dalla chiesa cattolica, durante i colloqui che hanno portato a ristabilire le relazioni diplomatiche fra Washington e L'Avana.

Il culmine della visita ci sarà nella giornata di martedì, quando è previsto il discorso di Barack Obama al popolo cubano, che le autorità americane sperano venga trasmesso in diretta sulla televisione nazionale, pur non avendo ancora ottenuto garanzie in proposito. Sarà un'occasione per il presidente americano di fare un appello per un maggior rispetto dei diritti civili da parte del regime cubano, ma non verrà messa in discussione la legittimità del governo castrista, con cui Washington ha ormai deciso di venire a patti e su questo non si torna indietro.

Ma la visita ha soprattutto un importantissimo risvolto economico ed, infatti, sono molti gli imprenditori che accompagnano il presidente, fra cui l'amministratore delegato della catena alberghiera Marriott, Arne Sorenson, ed il capo della Xerox, Ursula Burns, e che parteciperanno ad un incontro con uomini d'affari cubani.

Il settore del turismo è uno di quelli che potrebbe registrare la maggiore espansione nei prossimi anni. Oggi a Cuba ci sono solo 62 mila camere d'albergo, pochissime se si pensa che la sola Las Vegas ne ha due volte e mezzo di più.

La Starwood, titolare dei marchi Sheraton e Westin, che a breve spera di poter esporre nuovamente sull'isola, ha annunciato, intanto, di aver siglato un accordo per la ristrutturazione di tre alberghi cubani. Un piccolo ma simbolico passo avanti, considerando che era stata espropriata dei suoi immobili dopo la rivoluzione castrista.

Anche per le aziende di telecomunicazioni Cuba rappresenta un mercato significativo, tanto che Sprint e Verizon hanno già raggiunto un accordo per il roaming su Cuba, cui presto si unirà anche l'AT&T, che è il secondo più grosso operatore di telefonia mobile sul continente americano.

Ma anche la Bacardi e la Coca-Cola sperano in un prossimo ritorno sull'isola caraibica, della cui tradizione fanno a buon diritto parte, essendo il loro prodotti all'origine del cocktail cubano più famoso, il Cuba Libre. La Bacardi, fondata nel 1862 a Santiago di Cuba, trasferì la sua distilleria alle Bermuda a seguito della rivoluzione, che costrinse all'abbandono anche la Coca-Cola, che a Cuba aveva un impianto di imbottigliamento fin dal 1906.

Autore Federico Mattei
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