Che genere di tecnologie? L'indagine Save the Children sulle differenze di genere nei comportamenti e nelle abilità digitali
Si celebra il 6 febbraio il Safer Internet Day (SID), l'evento annuale organizzato a livello internazionale con il supporto della Commissione Europea per promuovere un uso più sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie, in particolare tra i bambini.
In occasione di questo appuntamento, Save the Children ha pubblicato i risultati dell’indagine "Che genere di tecnologie? Ragazze e digitale tra opportunità e rischi", sulle differenze di genere nei comportamenti e nelle abilità digitali.
L’indagine analizza una generazione di bambine e bambini cresciuta utilizzando la rete pressoché quotidianamente e considerando così il web un vero e proprio spazio di socializzazione. Per tale motivo l’accesso ad Internet di bambine e bambini avviene in età sempre più precoce.
Nella fascia 6-10 anni, i bambini usano la connessione da casa nel 54% dei casi, le bambine nel 53%, percentuale che sale con il crescere dell’età, con il picco tra i 15 e i 17 anni, con rispettivamente il 93,5% delle ragazze e il 94,2% dei ragazzi connessi.
Il 94,1% delle famiglie con almeno un minore di 18 anni, in Italia, dispone di una connessione Internet, ma con qualche differenza tra le diverse aree del Paese. Hanno un accesso ad Internet il 96,4% delle famiglie nel Nord-Ovest, il 95,5% nel Nord-Est, il 95,3% al Centro, fino a arrivare al 90% al Sud e al 93,5% delle Isole. Ma il divario si accentua soprattutto per le bambine e le ragazze, che accedono ad Internet al Sud che è del 75,5%, nettamente più basso rispetto, ad esempio, al Nord Ovest con una differenza di 10,3 punti percentuali.
Un aspetto singolare della ricerca è quello che fa rilevare che, in termini di competenze digitali, le ragazze spesso superano i maschi. I dati, infatti, evidenziano come tra ragazzi e ragazze che hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi, proprio queste ultime, mostrino competenze digitali base (40,5%) e alte (39,6%) in misura maggiore dei loro coetanei maschi (37% e 36,3%).
In particolare, mostrano maggiori competenze specifiche alte rispetto ai ragazzi: information skill (il 65,4% rispetto al 61,6% dei ragazzi); comunication skill (il 86,6% rispetto al 79% dei ragazzi); problem solving skill (il 61,4% rispetto al 56,6% dei ragazzi); software skill for content manipulation (il 65,2% rispetto al 61,7% dei ragazzi).
Ed è un dato in particolar modo curioso se raffrontato a quello relativo all’accesso delle ragazze a percorsi di studio e professionali nelle materie tecnico-scientifiche. Infatti, dall’ultimo rapporto "Education at a glance 2017", emerge che mentre le studentesse che scelgono le materie scientifiche sono il 60% dei laureati in Scienze naturali, Matematica, Statistica, le percentuali diminuiscono sensibilmente per la laurea in Ingegneria (31% delle lauree triennali e 27% nella laurea magistrale) e ulteriormente per la laurea in ICT (Information and Communication Technology), dove il 21% delle ragazze consegue la laurea triennale e solo il 14% la laurea di secondo livello.
A parità di altre condizioni e a partire dalle buone competenze digitali delle ragazze in Italia, una delle cause del divario nei percorsi di studio e potenzialmente professionali in ambito tecnico-scientifico, può essere ricondotta al fatto che le scelte formative sono ancora influenzate da stereotipi di genere, che attengono alla dimensione simbolica dei talenti considerati innati in uomini e donne.
Per tale motivo, «è necessario prevedere programmi atti a valorizzare e dare continuità agli interessi e alla formazione delle ragazze nelle materie tecnico-scientifiche, al fine di renderle protagoniste attive dell’innovazione tecnologica in atto - secondo Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. -
Un ulteriore ostacolo alla possibilità di fruire appieno delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali e che merita di essere approfondito è rappresentato dalla dimensione della violenza che le ragazze sperimentano online.»
Save the Children, inoltre, sottolinea come anche negli scorsi anni erano emersi dati significativi che sottolineano come la quasi totalità delle ragazze possieda uno smartphone e sia attiva sui social network più dei coetanei maschi. Anche nella condivisione di foto o video personali sui profili, si registra una maggiore attività da parte delle ragazze. A molte di loro è capitato di leggere commenti violenti sui social o sulle chat che frequentano e di ricevere da individui conosciuti sul web, video o immagini particolarmente violenti che le hanno messe a disagio. Inoltre, inviare o ricevere messaggi con riferimenti sessuali è ritenuto dalle ragazze, un comportamento diffuso tra gli amici come è frequente è anche l’invio di “video/immagini/attivare la webcam seminudi, nudi per ricevere regali, come ad esempio ricariche telefoniche”
Sempre Raffaella Milano: «Il fenomeno della violenza online presenta caratteristiche e confini estremamente mobili e sono pochi i dati presenti in letteratura. Per questo, serve garantire un monitoraggio che coinvolga anche scuole e famiglie per assicurare azioni di prevenzione e di risposta alla violenza online.»
Infatti, un altro aspetto preso in considerazione dalla ricerca è che che le esperienze di esposizione al rischio delle ragazze sono spesso riconducibili a due tipologie: tentativi di adescamento e l’esposizione a insulti violenti, nella maggior parte dei casi connotati in termini sessisti.
In generale, confidano di essere a conoscenza per esperienza riportata da amiche, di offese, molestie, forme di controllo e ricatto attraverso smartphone, chat, per lo più compiute da amici, conoscenti, ex ragazzi, principalmente attraverso la distribuzione non autorizzata a terze persone di immagini o materiali intimi per screditare, intimidire o isolare la ragazza.
Alla domanda su cosa farebbero o consiglierebbero di fare in caso di situazioni di violenza online, chiederebbero subito aiuto all’amica o una sorella o cugina più grande, mentre in un secondo momento, non in tutti i casi, parlerebbero con i propri genitori, anche se per alcune è inimmaginabile pensare di farlo, soprattutto se per esempio il problema è quello di venire ricattate per una foto o di vedere girare proprio foto intime online.