Per parlare sull’autenticità dell’amore, dobbiamo riconoscere che ogni genere di amore richiede la reciprocità. Infatti, nel caso dell’amore divino, come appena abbiamo potuto costatare, troviamo il reciproco amore relazionale fra tre persone. Per quanto riguarda l’amore umano, potremo dire che consiste nel divenire una cosa sola con l’altro, soltanto però, se si basa sull’amore reciproco. 

Osserviamo che «in sant’Agostino e san Bonaventura, il Dio buono è definito dal fatto del reciproco comunicare e donare se stesso: bonum est diffusivum sui»[1]. Grazie a questo reciproco scambio, «nella qualità di amore divino straripante, Dio è uno e nello stesso tempo trino, ha dall’eternità un amato e un con-amato ed è quindi Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo»[2]. Diremo che «dal punto di vista neotestamentario l’essere di Dio va più precisamente definito come essere trino nell’amore»[3].

In Sopoćko, invece, la relazione reciproca fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si basa sull’amore perfetto, distinguendoli e rivolgendoli realmente, e nello stesso tempo contemporaneamente, l’Uno verso l’Altro nel loro stesso essere. Le tre persone divine possiedono in se stesse tutte le proprietà (gli attributi), la vera luce e la vita della natura divina, con la quale esse si identificano totalmente[4]. Per questo, Dio uno e Trino è l’amore consustanziale in se stesso e la misericordia infinita. Egli non ha bisogno di nient’altro al di fuori di sé, proprio perché è una “comunità dell’amore”, che vive perfettamente la relazione tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo[5]. Il teologo polacco la definisce “relazione perfetta”, perché “l’amore di Dio è perfetto” e che, in forza dello slancio vitale trinitario, essa si fa l’una incontro all’altra, in una comunione nella quale la totalità della Persona è apertura all’altra[6]. Possiamo, quindi, affermare che «la Trinità è assoluta unità, in quanto le tre divine Persone sono relazionalità pura. La trasparenza reciproca tra le Persone divine è piena e il legame dell’una con l’altra totale, perché costruisce un’assoluta unità e unicità. Dio vuole associare tutti gli uomini a questa realtà di comunione, perché siano come una cosa sola» (cf. Gv 17, 22)[7].

Costatiamo che nella teologia di Sopoćko ci sono “due operazioni” da seguire nell’approccio al mistero della Trinità. La prima viene chiamata: ad intra, la seconda: ad extra. Dio è amore al proprio interno, nella vita intratrinitaria - ad intra; Dio è misericordia uscendo da sé, creando il mondo e guidando la storia ad extra. Perciò il Nostro scrive: 

 «Dio ha creato il mondo non solo per il motivo della sua misericordia, ma poi l’ha ordinato perché conseguisse quello stesso obiettivo. Infatti, ogni cosa agisce ed è ordinata ad un fine. Dio, creando le cose, ebbe un fine preciso (la misericordia) verso il quale ordina tutte quelle cose e le determina. Dio non ha creato le cose per necessità, ma per misericordia»[8].

 Effettivamente, noi abbiamo esperienza di quell’ordine, di cui parla il brano appena riportato, solo dalle operazioni di Dio verso l’esterno, cioè dalla creazione, dalla natura che possiamo vedere e studiare, dalla storia che viviamo. Ma è molto importante ricordare che la creazione e la storia hanno un fine ben preciso e un senso perché derivano da Dio misericordioso[9].  Ovviamente Dio non ha creato il mondo, perché aveva bisogno del mondo, né dell’universo, né dell’umanità; non ha creato per bisogno, ma per amore, per misericordia. Dio non ha scelto un popolo e non è intervenuto nella storia degli uomini, perché aveva bisogno degli uomini, ma per pura gratuità ed assoluta generosità. Egli è all’origine di tutto, è misericordia perché può dare senza chiedere niente in cambio, perché non ha bisogno di niente. È perfetto e pienamente realizzato in sé. Dio è misericordia in quanto Padre, relazionato al Figlio, in quanto Figlio al Padre, in quanto Spirito al Padre e al Figlio. Dio misericordia, in quanto relativo al mondo, ha effuso il suo amore sulle creature.  Potremo dire che la misericordia è la “relazione tipica di Dio con l’uomo”, creato a immagine e assomiglianza di Dio; l’uomo creato è capace di conoscere Dio buono  e misericordioso, di amare Dio, di entrare in relazione con Lui.

Tano è vero che «solo se in se stesso l’amore si comunica»[10] reciprocamente, «Dio può poi comunicarsi anche all’esterno»[11] nell’agire come misericordia, come colui che da sempre è misericordioso. Potremmo ipotizzare che «se Dio non fosse autocomunicazione in se stesso, la sua autocomunicazione verso l’esterno sarebbe il divenire di se stesso e la sua autorealizzazione. Dio diventerebbe allora solo quel che sarebbe attraverso la sua autorivelazione»[12]. Perciò, anche «la teologia stessa sarebbe teogonia, come quella che conosciamo dai miti. Se fosse così, la rivelazione della sua misericordia non sarebbe un libero evento gratuito, ma il processo necessario dell’autoinveramento di Dio»[13]. A questo punto, possiamo affermare che «solo se Dio è amore in se stesso, la sua autorivelazione  è un dono inconcepibilmente libero e gratuito del suo amore»[14] misericordioso.           

Infine diremo che la misericordia “rispecchia” l’essenza di Dio[15] che è amore consustanziale. L’amore di Dio uno e trino nell’agire ad extra diviene misericordia, che è «la rivelazione e lo specchio della sua essenza. Nella misericordia di Dio si manifesta e si rispecchia l’amore eterno che si autocomunica come la misericordia del Padre, del Figlio e Spirito Santo»[16].

Don Gregorio - prof. sac. Grzegorz Stanislaw Lydek

 


 
[1] W. Kasper, Misericordia, p. 143
[2] Ibidem.
[3] Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum, cap. VI, 1, in Opere di san Bonaventura, V/2, Città Nuova, Roma 1996: citato in W. Kasper, Misericordia, p. 143.
[4] Notiamo che san Tommaso, nella Summa Theologiae, dove dedica tre questioni allo Spirito Santo, presenta lo Spirito Santo come Amore che il Padre e il Figlio hanno per la propria amabilità. Egli è perciò attento a distinguere in Dio l’unità dall’essenza. Sopoćko riproponeva nelle sue opere, nelle omelie, nelle lettere, e in diversi articoli, attraverso l’unità della consonanza o dell’amore donato dallo Spirito, la distinzione tra Amore essenziale riferito alle Tre della Trinità e Amore personale attribuito specialmente alla Terza Persona. Il Nostro adatta la visione di Tommaso all’importanza della figura dello Spirito Santo (Amore) che sta all’origine dei doni divini, nell’economia salvifica - principio della vita divina ad extra: cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 28: vedi S. Th., I, q. 38 a. 2. Infatti, «in Dio c’è amore, l’amore riguarda il bene in generale, posseduto o non posseduto. Perciò l’amore naturale è il primo atto della volontà e dell’appetito. Per questo tutti gli altri moti dell’appetito suppongono l’amore, quale prima radice. Non si desidera altro, infatti, se non il bene di chi si ama, né si gioisce che del bene amato»: S. Th., II, XX, De amore Dei. Quest’“incontro con le opere di san Tommaso” per la teologia di Sopoćko è davvero significativo, egli riesce a coniugare insieme persona con relazione. La relazione in Dio costituisce una persona quando è opposta e incomunicabile. Riferendosi a Dio si può affermare che in lui vi sono tre persone e nello stesso tempo si può asserire che Dio è un essere personale: cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 51-53. Notiamo che san Tommaso riteneva una bestemmia di concepire Dio Onnipotente alla maniera dispotica degli uomini. La fede cristiana legge l’attributo dell’onnipotenza, coniugandolo alla luce della paternità di Dio. Onnipotenza e paternità si fondono insieme. L’onnipotenza divina si esercita generando il Figlio in pienezza fino al supremo sacrificio del Calvario e all’aurora della mattina di Pasqua. Ciò che ha affascinato Sopoćko in san Tommaso è che Dio non è un tiranno, è spazio di libertà per l’uomo, perciò è opportuno specificare sempre che gli uomini si trovano di fronte ad un’onnipotenza dell’amore. Il senso dell’onnipotenza di Dio passa attraverso l’abbassamento - umiliazione (kenosis) del Figlio (cf. Fil 2,6-8). L’onnipotenza di Dio è l’onnipotente e vittoriosa debolezza dell’Amore: cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 68: Et principem fecit illum, in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 6(1932), pp. 20-21; Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 219; Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień [Confido nella tua misericordia], św. Pawła, Częstochowa 2004, p. 12.
[5] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego,  vol. I, p. 13.
[6] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga, pp. 21-25.
[7] Benedictus xvi, Lettera Enciclica - Caritas in Veritate [29 giugno 2009], in AAS 101(2009) 690.
[8] M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 38.
[9] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 59.
[10] W. Kasper , Misericordia, p. 143.
[11] Ibidem.
[12] Ibidem.
[13] Ibidem.
[14] Ibidem.
[15] Per esempio anche Ott nel suo compendio dogmatico, introducendo il tema della misericordia, lo colloca tra gli attributi di Dio in generale, dove afferma che essi sono perfezioni di Dio, derivanti dall’essenza metafisica di Dio (6 righe): cf. L. Ott, Compendio di Teologia Dogmatica, Herder, Roma 1954, p. 50. Poi, sotto la questione de Fide, continua a dimostrare la distinzione tra gli attributi e l’essenza di Dio, che per lui sono identici tra di loro e connaturati all’essenza divina. Egli sviluppa l’argomento, richiamando la Sacra Scrittura, i vari concili, le eresie, la dottrina di sant’Agostino e di san Tommaso (2 pagine e mezza). Nel capitolo primo, parlando de gli attributi dell’essere divino, richiama l’insegnamento del Concilio Vaticano I, secondo cui, Dio è infinito in ogni perfezione (omni perfectione infinitus); e la Bibbia parla in modo indiretto della perfezione assoluta di Dio, quando mette in risalto l’autosufficienza e l’indipendenza di Dio nel confronto con tutti gli altri esseri (10 righe): ibidem, pp. 53-54. Intorno alla tematica della bontà di Dio, sviluppa il discorso come il vero ontologico che è l’ente in relazione all’intelletto, cioè in quanto conoscibile, così il bene ontologico è l’ente in relazione alla volontà (cioè in quanto appetibile: bonum est ens in quantum est appetibile): ibidem, p. 61. La misericordia per Ludovico Ott è la benevola bontà in quanto soccorre alla miseria delle creature, specialmente a quella del peccato. Ed è interessante il discorso che dedica al Dio infinitamente misericordioso De fide, dove inserisce la misericordia tra le proprietà morali della volontà di Dio (quasi una pagina): ibidem, pp. 82-83. A Dio, Essere perfettissimo, si deve attribuire non il sentire compassione - Dio non può soffrire - ma soltanto l’effetto della misericordia, ossia l’eliminazione della miseria. La misericordia si deve attribuire soprattutto a Dio, tuttavia secondo l’effetto, non secondo la predisposizione della passione: ibidem, p. 85. Ott segue l’operazione della congiunzione in Dio della misericordia e della giustizia come mirabile armonia. Afferma che misericordia et veritas sono per coloro che osservano il patto e gli ordini di Dio. La giustizia divina (chiamata da lui distributiva) è radicata nella misericordia, perché é il motivo più profondo per cui Dio elargisce alle creature doni naturali e soprannaturali e ne remunera le opere buone della giustizia e della misericordia. Dio, infatti, ripaga oltre il merito e punisce meno del debito (appena una pagina): ibidem, pp. 86-87. Un’altra argomentazione, secondo la quale la misericordia non è solamente espressione dell’amore e della bontà di Dio, ma anche la manifestazione della sua maestà e potenza, occupa 11 righe: ibidem,  p. 87.
[16] W. Kasper, Misericordia, p. 143: vedi: A. Sicari, L’avvenimento di misericordia, in “Communio” 22(1993), pp. 9-15; W. Kasper, Der Gott Jesu Christi, pp. 420-425.