Il CubeSat team del Politecnico di Torino, attivo dal 2008, progetta e sviluppa piccole piattaforme spaziali per missioni scientifiche e test di nuove tecnologie.

Il prototipo "1U e-st@r-II" dimostratore tecnologico di controllo assetto attivo, "3U Spei Satelles" lanciato nel giugno 2023, è il cuore del progetto "Spei Satelles": iniziativa promossa dal Dicastero della Comunicazione della Santa Sede che si ricollega al messaggio di Papa Francesco del 27 marzo 2020, preghiera divenuta icona di speranza che adesso continua il suo viaggio richiamando all'azione gli abitanti del pianeta. 

Il satellite Cubesat, realizzato dal Politecnico di Torino, ospita un nanobook che contiene “Perché avete paura? non avete ancora fede”, il libro del Papa che raccoglie il messaggio della Statio Orbis. Grazie al CNR e in particolare all'attività dell'Istituto di fotonica e nanotecnologie coordinata da Andrea Notargiacomo, il libro è stato impresso su una lastra di silicio ad alta miniaturizzazione, per mezzo di tecnologie di micro e nanofabbricazione e lancia messaggi che possono essere raccolti dai radioamatori di tutto il mondo.

Tutto qui? No. Perché lo scopo del progetto è dimostrare come l'introduzione di nuovi parametri come "la riduzione delle dimensioni della tecnologia" e l'introduzione di "standard" nell'industria dello spazio permettono alla Space Economy di offrire opportunità importanti a tutti, anche con piccolissimi investimenti.

Un'università con un budget limitato (intorno ai 70mila dollari, ma la stima è davvero difficile da fare) può mettere in orbita un set di apparecchiature significativo per aumentare, ad esempio, la propria offerta didattica. Non a caso la tendenza degli ultimi anni è quella dello sviluppo e della messa in esercizio di microsatelliti. La realizzazione di sistemi miniaturizzati, che rispondono a standard di stivaggio richiesti da tutte le agenzie spaziali pubbliche e private, ha favorito infatti la messa in orbita di apparecchi di meno di 10 chilogrammi di peso.

Non solo: si sono anche ridotti i costi riguardanti la pratica dell'In-Orbit Servicing, quell'insieme di attività, per la rimozione e l'aggiornamento dei satelliti, eseguite da società spaziali specializzate, che, grazie anche alla robotica e all'intelligenza artificiale, allungano la vita dei satelliti riducendone così i costi di funzionamento. Secondo i principali osservatori che monitorano la Space Economy, in particolare, è in fermento il mercato dell'Osservazione della Terra (in Italia il 65% del fatturato complessivo di questo settore è legato a enti pubblici mentre il restante 35% è invece attribuibile alla domanda proveniente dalle imprese).

I principali ambiti di utilizzo dei dati provenienti dallo spazio riguardano i settori dell'agricoltura e della pesca o il territorio. L'Africa ha compiuto grandi progressi nell'esplorazione dello spazio, raggiungendo risultati importanti. Al 2022, i dati dicevano che sono 13 le nazioni africane con almeno un satellite nello spazio, con cui affrontano principalmente questioni ambientali, sociali e di sviluppo economico.

Per esempio la Tanzania, interessata dai cambiamenti climatici, per far fronte al rischio siccità, usa i satelliti per monitorare le acque del lago Sulunga e di altre risorse idriche del Paese. Così come il Kenya si fa aiutare da tempo dalla Nasa per migliorare le sue politiche agricole e aumentare la produttività dei terreni coltivati. La Nigeria si serve di satelliti da ormai molti anni, più per ragioni di ordine pubblico che altro, nota infatti la vicenda per cui li ha usati nel 2014 per tracciare i movimenti dei miliziani di Boko Haram dopo che questi avevano rapito 273 ragazze.

Fonte: Avvenire
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