Secondo il professor Axel Gandy dell'Imperial College, la mutazione del coronavirus registrata in Inghilterra è la più grave finora mai vista dall'inizio dell'epidemia.

Le differenze tra il virus mutato ed il precedente sono numerose, ma quella finora accertata con sicurezza è quella relativa ad una sua maggiore (enormemente maggiore) capacità di contagiare nuovi soggetti, tanto da poter aumentare il fattore R di un valore che oscilla tra lo 0,4 e lo 0,7.

A causa della variante inglese, il tasso di contagiosità del coronavirus nel Regno Unito è stimato, in questo momento, tra l'1,1 e 1,3.

Secondo uno studio dell'Imperial College, i contagi causati dal virus mutato, che si sta diffondendo rapidamente tra tutti i gruppi di età, sono triplicati durante il lockdown di novembre, mentre quelli da attribuirsi alla precedente versione si sono ridotti ad un terzo.

In sostanza, la ricerca dimostra che mentre le misure di contenimento di livello 3 sono risultate efficaci per il SARS-CoV-2 che aveva iniziato a circolare diffusamente in Europa fin dalla scorsa primavera, non lo sono state quasi per niente per la versione mutata.

Per questo motivo il Governo britannico ha deciso un inasprimento delle restrizioni in tutto il Paese.

Il nuovo anno è iniziato con 53.285 nuovi casi di Covid in più e 613 decessi. Cifre già di per sé allarmanti che però non includono i dati dell'Irlanda del Nord e del Galles, oltre al numero di morti in Scozia. Giovedì, i nuovi casi avevano fatto registrare il numero record di 55.892.

Con l'aumento dei contagi, di conseguenza aumenta anche il numero di ricoverati e la pressione negli ospedali. Per questo motivo, le autorità sanitarie del Regno Unito  hanno riattivato gli ospedali di emergenza costruiti all'inizio della pandemia. Tra questi, anche il Nightingale di Londra, "tirato su" nell'Excel Exhibition Centre e intitolato alla pioniera dell'infermieristica del periodo vittoriano Florence Nightingale.

Da lunedì, in Gran Bretagna inizieranno le vaccinazioni con il vaccino sviluppato da AstraZeneca e l'Università di Oxford. Anche per tale vaccino è necessaria una seconda dose che però, a differenza del vaccino Pfizer / BioNTech, potrà essere somministrata entro 12 settimane anziché 21 giorni.