Sono finiti da pochi giorni i giochi olimpici di Tokyo che hanno dato all’Italia una grandissima soddisfazione in termini di medaglie, ben 40 quelle conquistate, un record assoluto che diventa il punto di partenza per le prossime olimpiadi a Parigi. Un risultato che riporta, almeno lo sport italiano, ad entrare nei primi sette paesi al mondo per capacità competitiva ed agonistica.

È questa sicuramente una grande lezione per tutti noi, una lezione che ci hanno dato i giovani, tutti quei giovani che hanno partecipato, lottato e sofferto, anche quelli che purtroppo non hanno raggiunto il podio. Un successo sportivo è frutto di un enorme preparazione che dura anni, è un risultato che non si ottiene con la fortuna ma solamente con l’impegno e la dedizione.

È bello pensare che tutti quei ragazzi e quelle ragazze che ogni giorno sacrificano la loro vita negli allenamenti, possano diventare un esempio concreto per i loro coetanei, una lezione per far comprendere che il successo non è frutto del caso ma è sempre frutto di lavoro, di volontà, di sudore e sangue, di felicità e dolore.

Da quest’esperienza la politica dovrebbe ripensare allo sport come ad un’altissima scuola di formazione per le nuove generazioni, una palestra per formare uomini e donne alle sfide della vita. Si dovrebbe investire di più nello sport di base, nelle palestre, nelle piscine e nei punti di ritrovo per allenarsi. Rivedere, già alla luce del post Covid, la formazione scolastica dei bambini e dei ragazzi all’educazione motoria come l’enorme serbatoio per i campioni del domani.

Questa stessa lezione dovrebbe essere messa in pratica dalla politica nazionale, oggi così trascurata dalle nuove generazioni. Sono di una generazione in cui la politica era in mano ai giovani, che dal 1968 in poi hanno sempre scalzato le vecchie generazioni, giovani “Zeus” che hanno evirato i vecchi “Kronos”, veri padroni della politica di allora. Ricordo vividamente le manifestazioni del PCI e le contromanifestazioni della destra militante, ricordo il sangue che è stato versato nell’estremizzazione di questa lotta politica.

Oggi viviamo l’abbandono della politica, lo si vede alle votazioni, dove, di volta in volta, aumenta il numero dei non votanti. Indubbiamente una ulteriore grossa ferita alla fiducia l’ha inferta il Movimento 5 Stelle che era riuscito ad aggregare attorno a sé un grande consenso anche giovanile, ma che poi si è dimostrato essere solo un grande inganno, avendo tradito tutti gli ideali alla sua origine, per sposare il potere per il potere.

Manca così la presenza dei giovani, di quel mondo di idee e di passione così necessario ed essenziale per inventare il mondo in cui vivremo.
Abbiamo bisogno di un ritorno dei giovani ai grandi ideali, alle lotte intellettuali sui progetti futuri per la nostra nazione. Oggi i giovani non possono più delegare ad altri la difesa dei loro interessi, solo con la partecipazione attiva, solo attraverso lo schierarsi, si possono raggiungere risultati da record, cosa di cui l’Italia ha bisogno come l’aria.

Tokyo ci dona una grande lezione: l’impegno, il mettersi completamente a disposizione per raggiungere l’obiettivo. Occorre allora far diventare i partiti politici una nuova palestra per i giovani, un luogo dove poter mostrare le proprie capacità, un luogo dove deve prevalere la competenza e la voglia di mettersi in gioco, per il bene della patria.

Credo che oggi abbiamo il dovere di chiamare i giovani a far parte attiva nuovamente della politica, una politica meno selvaggia di quella degli anni settanta ed ottanta, una politica che dovrà essere più aperta alla crescita ed allo sviluppo delle personalità coinvolte.