La Serie A aggiusta i bilanci con il trucco delle plusvalenze
Il "problema" plusvalenze torna in questi giorni di moda, dopo che a inizio stagione è stato alla ribalta per il caso legato a Chievo e Cesena.
Questa volta, però, riguarda non tanto una squadra, quanto l'intera Serie A, perché al 30 giugno 2018 il valore legato a quel tipo di operazione è stato pari a 724 milioni di euro... una cifra che non si registrava da anni.
Che cos'è una plusvalenza? La differenza in positivo tra la cifra messa a bilancio da una società per l'acquisto di un calciatore - ripartita sugli anni di contratto che lo legano al club - venutasi a creare con la sua vendita a prezzo maggiorato ad un'altra squadra.
Di per sé, quindi, non c'è niente di negativo in questo tipo di operazioni, come dimostrano le cessioni, nello scorso calciomercato estivo, di Alisson, Strootman e Nainggolan che hanno portato nelle casse della Roma decine di milioni di euro.
Il guaio, però, è che le plusvalenze vengono utilizzate anche per operazioni del tutto fittizie, dove giocatori sconosciuti o quasi, spesso giovani della Primavera, passano da un club all'altro per milioni di euro, senza che vi sia un qualche motivo per giustificare tali valutazioni, necessarie solo per sistemare, a seconda dei casi, i bilanci delle varie squadre.
Naturalmente, questo non avrà conseguenze dirette sui conti correnti, ma servirà solo ad alcuni club per avere i conti in regola per iscriversi al campionato, oltre a creare problemi per le carriere di molti giocatori.
Un andamento, quindi, che non poteva passare inosservato ai vertici del nostro calcio, con il presidente della FIGC Gravina che ha invitato la Covisoc a vigilare in maniera più accurata fin dalla prossima sessione trasferimenti.