Come spesso accade la verità processuale soddisfa soprattutto la logica della burocrazia giudiziaria. La ricostruzione dei fatti, all'interno di un processo, prende strade che, agli occhi di un profano, paiono assurde e illogiche.

Spesso si finisce per cercare un colpevole adattanto le prove raccolte in funzione dell'ipotesi preconcetta che ha guidato l'intuito degli investigatori. Così facendo, delle persone finiscono per essere coinvolte in inchieste e processi che durano anni, persino condannate, senza che siano colpevoli.

La vicenda di Garlasco, l'omicidio di Chiara Poggi, rischia di far parte di questa casistica. A ben guardare, Alberto Stasi, l'attuale colpevole, è finito in galera non per delle prove schiaccianti, ma per l'assenza di prove che lo identificassero sul luogo del delitto.

Il paradosso giudiziario sembra così riassumibile. Lui ha trovato il cadavere e ha informato del delitto dopo aver visto la ragazza morta. Cos'è che lo ha condannato? Il fatto di non aver lasciato impronte in un luogo che era ricoperto di sangue. Questo ha indotto gli inquirenti a rendere Stasi il principale indagato del delitto. Le indagini ed il giudizio dei giudici si è basato partendo da quel punto. Una non prova che diventa prova di colpevolezza.

La riapertura delle indagini sul delitto di Chiara Poggi ha sconvolto la famiglia, plausibile, ma anche lo studio legale che ne ha curato gli interessi nel processo. Studio che ha sposato la tesi dell'accusa.

Adesso tale studio sostiene l'infondatezza delle nuove prove che hanno portato la procura di Pavia a riaprire le indagini. Eppure, ultegriori fatti riguardo alla vicenda Garlasco, fanno ritenere che le indagini condotte al tempo non siano state poi così accurate.

Il nuovo presunto colpevole ha un nome. Si chiama Andrea Sempio e, ai tempi dei fatti, era poco più che maggiorenne. Il suo coinvolgimento nel delitto, secondo le indagini difensive che hanno portato a riaprire il caso, sarebbe provato dal materiale organico trovato sotto le unghie di Chiara. La comparazione del DNA su quel materiale corrisponderebbe, inequivocabilmente, a quello della famiglia di appartenenza di Sempio.

Oggi, nuovi fatti rendono la posizione dell'indagato sempre meno solida rispetto all'inchiesta condotta nel 2007. Oggi sappiamo che Andrea Sempio frequentava la casa dei Poggi, insieme ad altri amici del fratello di Chiara, Marco. Inoltre, sempre insieme a Marco, i ragazzi utilizzavano il computer di Chiara che si trovava nella camera della ragazza.

Andrea Sempio aveva detto agli inquirenti di non conoscere Chiara Poggi eppure telefonava a casa della ragazza il 7 e l'8 agosto, pur sapendo che l'amico Marco era già partito per le vacanze insieme ai suoi genitori.

Il suo cellulare dice che il giorno del delitto Sempio si trovava a Garlasco. Però lui ha sempre negato la circostanza, provando la sua presenza a Vigevano, al momento del delitto, con lo scontrino di un parcheggio da lui conservato e fornito spontaneamente agli incquirenti, in ottimo stato, dopo più di un anno dall'omicidio!

Sta agli inquirenti valutare la posizione di Sempio ed a loro sarà demandata la decisione se esistano o meno i presuppsti per un nuovo processo. Però, nel caso venissero confermate anche dalla Procura le risultanze sul DNA fatte dai legali di Stasi, si avrebbe per la prima volta una prova certa su cui basare le indagini del delitto di Chiara Poggi.