Molti gli interrogativi dietro il suicidio nel carcere di Lipsia di Jaber al-Bakr, il sospetto terrorista ventiduenne di origini siriane consegnato alle autorità da tre connazionali nei giorni scorsi. Secondo alcuni, c'erano evidenti segnali che il giovane siriano intendesse suicidarsi e non sarebbero state prese le necessarie contromisure.
 
Il corpo di al-Bakr è stato ritrovato senza vita nella sua cella alle 19 e 45 di mercoledì 12 ottobre. Il ragazzo si era suicidato impiccandosi con una maglietta che gli era stata data al suo ingresso in carcere.
 
Secondo l'avvocato d'ufficio, le tendenze suicide del suo assistito erano molto evidenti fin dall'inizio e non è stato fatto tutto il necessario per evitare l'accaduto. Al-Bakr aveva iniziato uno sciopero della fame e della sete e si era riusciti a fargli bere solo poca acqua dopo molte insistenze. Era molto agitato e aveva rotto una lampada e manomesso una presa elettrica. Proprio, in seguito a questo era stata tolta la corrente elettrica alla sua cella.
 
Il direttore del carcere ha dichiarato che, in base al comportamento del detenuto, non c'erano indicazioni di un imminente pericolo di suicidio, secondo la psicologa che si era occupata di lui. Inizialmente, al-Bakr era controllato ogni 15 minuti, giorno e notte, ma non si era ritenuto necessario metterlo in una delle celle protette, utilizzate per i reclusi  con tendenze suicide. Successivamente, la frequenza dei controlli è stata portata a 30 minuti, su suggerimento della psicologa del penintenziario.
 
C'erano stati molti colloqui con la psicologa, una professionista con una lunga esperienza, anche se non in relazione a sospettati di terrorismo, secondo la quale il siriano risultava tranquillo e controllato. IL fatto che il giovane abbia potuto solo una volta avvalersi della presenza di un interprete lascia molti dubbi sul modo in cui queste valutazioni sono state condotte.
 
E' indubbiamente molto difficile, se non impossibile, capire le intenzioni di una persona solo dalla mimica e dal modo di gesticolare. E' necessaria una comunicazione approfondita per comprendere, e magari anche dissuadere, un soggetto che abbia tendenze suicide. Nel caso di al-Bakr questa sembra non esserci stata.
 
Jaber al-Bakr era stato arrestato nella notte fra domenica e lunedì, dopo che era stata organizzata una caccia all'uomo su larga scala, a seguito del ritrovamento di un chilo e mezzo di esplosivo nel suo appartamento. Non è stata la polizia a catturarlo, ma tre connazionali che lo hanno incontrato causalmente alla stazione di Lipsia, dopo che la televisione ne aveva mostrato la foto.
 
La persona, sempre di origini siriane, che gli aveva affittato l'appartamento e lo aveva aiutato a procurarsi il materiale per compiere un attentato, è detenuta nello stesso carcere.