Marcello Fonte interpreta il protagonista del film Dogman di Matteo Garrone, che si chiama Marcello, un uomo mite, "cresciuto nel fango" ma che riesce a non sporcarsi più di tanto, e da buon padre cerca di tenere fuori dai guai la famiglia e di trasmettere il proprio mestiere alla figlia.

Marcello vorrebbe essere amato da tutti, commettendo però errori di incoscienza e di debolezza, nell’eterna lotta del mite che finisce per ribellarsi al prepotente.

Gli attori hanno portato nei loro personaggi il vissuto.

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Dogman è un dramma che mette in luce la diversità tra carnivori e erbivori ed il bisogno di cercare un cambiamento.

Come dobbiamo giudicare una persona innocente che si rende colpevole di crimini atroci?

E’ la dignità dell'uomo che si confronta con la bestia, quello che viene narrato in questo film dove si mostra più la violenza psicologica che non quella fisica.

La violenza si sviluppa quando si resta incastrati negli incubi degli altri, come in questo caso, con il protagonista che finisce per rimanere incastrato in quelli della bestia, rappresentata dal cattivo Simoncino.

Quanti rapporti "malati" vanno avanti finché la vittima non diventa il carnefice, perché non riesce a superare l’impatto della violenza psicologica, il "lavaggio del cervello" a cui a volte si è sottoposti da chi dice di volerci bene, mentre invece siamo soltanto valvole di sfogo, bersagli da colpire quando il cattivo ha la necessità di sentirsi vittima.

Nelle tragedie familiari a volte l'assassino è colui che non riesce ad allontanarsi da chi gli sta rovinando la vita e diventa carnefice, per porre fine al martirio.

Storie vere che fanno riflettere sulla complessità della mente umana.