A seguito dello scandalo Qatargate, i cui contenuti sono ancora alquanto nebulosi finché le autorità belghe non riterranno opportuno rendere pubblici tutti gli elementi dell'inchiesta, il Parlamento europeo - con in testa la presidente Metsola - aveva annunciato nuove ulteriori regole, oltre a quelle già in vigore, cui gli europarlamentari dovranno sottostare per evitare il ripetersi di casi analoghi a quelli a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane. 

In questi giorni, Metsola e i capigruppo dell'Assemblea, stanno così elaborando delle nuove proposte per  "rafforzare l'integrità, l'indipendenza e la responsabilità del Parlamento europeo".

"Il nostro obiettivo - ha detto la presidente dell'europarlamento - è andare avanti velocemente. Queste riforme immediate sono i primi passi per ricostruire la fiducia nel processo decisionale europeo e l'avvio di una più ampia riforma del Parlamento europeo". 

Sono 14 i temi oggetto di dibattito, con la finalità di mettere a disposizione del pubblico maggiori informazioni riguardo alle attività dei deputati e alla loro integrità, ai regali ricevuti, ai viaggi in paesi terzi non pagati dal Parlamento europeo, alle riunioni programmate. Ci saranno controlli più severi sui rappresentanti di interessi, lobbisti e Ong, con l'obbligo del loro inserimento nel Registro di Trasparenza per poter partecipare ad audizioni e altri eventi parlamentari, e la possibilità di verifiche ad hoc dei loro collegamenti con paesi terzi e dei flussi di finanziamento. 

Tra gli obiettivi, la proposta di istituire un periodo di riflessione ("cooling off period") agli eurodeputati dopo la fine del loro mandato, nel caso vogliano intraprendere un'attività di rappresentanza di interessi nei rapporti con le istituzioni Ue, che, nell'ultima stesura, dovrebbe variare da 5 a 24 mesi a seconda della durata del mandato effettuato.

Inoltre, a tutti gli eurodeputati, ai loro assistenti, e al personale dei gruppi politici e dell'Istituzione, sarà chiesto l'obbligo di pubblicazione delle riunioni con interlocutori esterni che riguardano rapporti o risoluzioni del Parlamento europeo (oggi l'obbligo esiste solo per i presidenti delle commissioni parlamentari, i relatori e i relatori ombra). L'elenco delle riunioni sarà reso facilmente accessibile al pubblico. 

Saranno vietati i cosiddetti "gruppi di amicizia" degli eurodeputati con Paesi terzi, uno dei veicoli maggiormente usati per influenzare le decisioni del Parlamento. I Paesi terzi dovranno interagire con il Parlamento solo attraverso la commissione per gli Affari esteri o altre commissioni parlamentari, e le delegazioni ufficiali esistenti. 

Sarà regolamentato anche l'accesso ai locali del Parlamento europeo da parte di persone esterne, lobbisti e portatori d'interessi, con un nuovo registro di ingresso.


Quanto sopra riassunto evidenzia quanto sia incredibile non tanto la vicenda Qatargate, ma la vicenda Renzi, visto che la sua attività di conferenziere, consulente, lobbista e quant'altro è non solo incompatibile con l'attuale regolamento del Parlamento europeo, ma addirittura inimmaginabile con le nuove regole che Metsola e capigruppo di Bruxelles stanno stilando.

"Quello di Renzi è un modo di far politica che fa orrore. ... [Renzi] non è all'ascolto perché è a Dubai a fa' una conferenza pagata. Quindi non è all'ascolto, perché non gliene po' frega' di meno di ascoltare. È in un Paese che, ringraziando Iddio, continua a dargli uno spazio mediatico spropositato, mentre lui va a guadagnare dei soldi, mentre è pagato dagli italiani con un gruppo di parlamentari che..."

Un riassunto inquietante delle attività del senatore Matteo Renzi, che è due volte inquietante perché lo ha fatto una persona che non può essere accusata di essere un avversario politico. Infatti, quanto sopra riportato lo ha detto Carlo Calenda, suo attuale alleato.

Ma allora, perché la vicenda Qatargate che costringe il Parlamento europeo a rendere ancor più stringenti le regole attuali sul conflitto d'interessi degli eurodeputati non fa venire in mente al Parlamento italiano la necessità di applicarle anche in Italia?

Che credibilità ha un Renzi - ma il problema purtroppo non riguarda solo lui -, in qualità di parlamentare, dopo aver ricevuto soldi da aziende private e Stati stranieri? Perché un qualsiasi cittadino, che lo abbia votato o no, non dovrebbe sospettare o credere che il suo operare da senatore non sia condizionato dai soldi che ha ricevuto?

Solo perché lo dice lui? Ed è questa la credibilità del Parlamento italiano, con deputati e senatori che fanno o possono fare i lobbisti per se stessi o per terzi, approfittando del loro ruolo di legislatori per cui vengono pagati mensilmente quanto molti italiani non riescono a guadagnare neppure in un anno?

Ma scherziamo?