Il fenomeno dei killer seriali è datato e le origini sono state analizzate, con diverse teorie. Per il mostro di Firenze, rimandiamo al libro dell'autrice " Il mostro di Firenze, John Doe in Toscana, la storia osservata da un passante ( Carmen Gueye, Eidon Edizioni). Dal secolo scorso, in Italia, quali sono i più ricordati, in campo maschile?


Callisto Grandi (1849/1911)
Di Incisa Valdarno, carradore; il suo aspetto, per via di alcune malformazioni, attirava lo scherno soprattutto dei bambini. Ne uccise quattro in due anni. Scoperto, dopo aver scontato vent'anni di carcere, fu rinchiuso in manicomio, dove morì.


Vincenzo Verzeni ( 1849/1918)
Detto "il vampiro della bergamasca". Aggressioni a donne, molte, omicidi attribuitigli con certezza, due, ma molto efferati, con asportazione di organi e altre piacevolezze, tanto che il Lombroso ebbe a studiarlo. Un passato pesante, di povertà e disagi in famiglia ( ma allora non erano certo infrequenti), condannato all'ergastolo e ai lavori forzati, non si sa nemmeno esattamente come sia morto.


Il caso Girolimoni/Brydges
Nel ventennio fascista non si doveva nemmeno pensare che esistessero violenze e perversioni. Per cui, quando, nel periodo 1924-27, Roma fu sconvolta da una serie di rapimenti, stupri ed omicidi infantili (cinque le  bambine violentate e uccise), prima si  minimizzò, per poi "fabbricare" velocemente un colpevole: il famoso Gino Girolimoni, un mediatore di cause (1889/1961), in seguito completamente scagionato, ma con la vita rovinata. Purtroppo, per molto tempo, il nome "Girolimoni" rimase nel linguaggio e nell'immaginario collettivo come sinonimo di pedofilo. Il commissario di Polizia  Giuseppe Dosi, per aver insistito nel cercare il vero responsabile, fu perseguitato, incarcerato e solo alla  caduta del fascismo riabilitato e reintegrato. La pista da lui individuata portava a un sacerdote anglicano inglese ( sposato per giunta con una donna facoltosa, proveniente da una potente famiglia canadese), Ralph Lyonel Brydges (1856/1946), noto molestatore sessuale di bambine; ovunque fosse stato spostato, si erano verificati omicidi di piccole. L'indagine fu ostacolata dalle pressioni diplomatiche britanniche, e l'interessato sparì in Sudafrica, per poi morire in Florida. In contumacia venne processato e assolto per insufficienza di prove, per cui Il killer rimane in teoria sconosciuto, anche se gli storici e i criminologi indicano il religioso  come quasi certo " mostro di Roma".


Il killer di guerra: Luciano Luberti ( romano, 1921/2002), detto "Il boia di Albenga"
Da Wikipedia: - « arruolatosi nel 1944 nella marina tedesca...collaborò attivamente con il Maresciallo Strupp...nell'opera di repressione del movimento di liberazione nazionale della zona di Albenga, condotta dallo stesso con inaudita ferocia che gli valse di essere perseguito dalle autorità Alleate come criminale di guerra e così il Luberti si meritò il soprannome di Boia col quale era conosciuto in tutta quella zona. » -

Si attribuiva trecento omicidi, anche se alla fine quelli riconosciuti ufficialmente furono 59.Dei campi di concentramento diceva "  Laggiù si lavorava e si stava benone. Burro, marmellata, birra a volontà e assistenza sanitaria di prim'ordine ". Nel dopoguerra lavorò nell'ambito dell'Azione Cattolica. Nel 1970 uccise l'amante, Carla Gruber. Era tossicomane e forse pedofilo, ma la giustizia a un certo punto lo considerò troppo vecchio per perseguirlo ( 68 anni). Per il resto, se la cavò sempre con una pretesa infermità mentale, scontando pochissima pena e, anzi, per l'omicidio della Luberti, citando sempre da Wiki 

" Il periodo scontato fu in pratica di quattro anni in attesa di giudizio, un anno in attesa dell'appello e diciotto mesi nel manicomio criminale di Aversa; a Luberti diciotto mesi parvero troppi perché lui, con il sostegno di Aldo Semerari, era guarito molto prima, quindi lo Stato italiano lo aveva ingiustamente privato della libertà di cui avrebbe dovuto fruire. Presentò pertanto una denuncia all'Alta Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che il 9 aprile 1984 gli diede ragione, stabilendo un indennizzo a suo favore da parte dello Stato italiano, quantificato in un milione di lire il 23 febbraio 1984" -


Ernesto Picchioni, detto Il mostro di Nerola (Ascrea, 1900 – Porto Azzurro 1967)
Responsabile di un numero imprecisato di delitti, stimato tra i 4 e i 16, tutti commessi nel paese di Nerola (Roma) tra il 1944 e il 1947. In carcere aggredì perfino papa Giovani XXIII.in visita. - " Un serial killer organizzato, stanziale che uccide per puro profitto. L’interesse è rivolto solo ai beni della vittima, è del tutto assente in questo soggetto qualsiasi intento di tipo feticista o attenzione al cadavere.Il Picchioni preda le sue vittime attraverso un espediente definito la "tela del ragno", una tecnica che delinea il suo modus operandi. L'uomo prepara una trappola a coloro che passano di fronte alla sua abitazione in bicicletta: cosparge la strada di chiodi, aspetta che la vittima fori una gomma ed entra in azione, offrendo aiuto o ristoro" . Scenacriminis.com" - A rivelare tutto agli inquirenti sarà la moglie, fino ad allora terrorizzata, da cui il Picchioni si riterrà "tradito". Le due sue figlie però, almeno, verranno adottate da un miliardario.


Continua...