Roma, il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia contro l'Inno al Papeete: "Non avrei mai permesso una cosa del genere"
"Non entro nel merito del comportamento dei singoli politici, perché ognuno interpreta la politica come meglio crede. Ho sempre rispettato tutto e tutti, anche chi mi ha sparato il 2 luglio 1993. Posso dire cosa avrei fatto io. Non avrei permesso mai un cosa del genere. Da cittadino, da ex parlamentare e da uomo che si onora di indossare l'uniforme, credo nei valori e nelle parole scritte nell'Inno che non è la classica strofa che si canta prima di una partita di calcio".
Questa la dichiarazione all'Adn Kronos del Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare, ferito nel 1993 durante la sua missione in Somalia riguardo alle polemiche che infuriano dopo che l'Inno nazionale ballato come se fosse una qualunque tormentone estivo da discoteca, al Papeete di Milano Marittima mentre il ministro dell'Interno Salvini era alla consolle.
Un Inno che è di tutti gli italiani, che rappresenta la nostra nazione, è stato svilito a hit estiva da ballare in discoteca sulla spiaggia con annesse cubiste sculettanti.
"Questo testo è pieno di simboli che ci rappresenta, così come ci rappresenta il Tricolore. Credo la politica sia un po' lontana da certa realtà, ed ultimamente è lontana da certi valori in cui una parte degli italiani ancora si identifica. Ripeto, il mio è un semplice richiamo alla sobrietà e all'avvicinarsi ad un mondo, quello militare, in modo diverso. Quando si giura fedeltà alle istituzioni o si canta "siam pronti alla morte" non è semplice esibizione, ma qualcosa di più profondo, ed è questo il motivo per cui certe scene disturbano e dico che non l'avrei permesso, perché a differenza di alcuni, quel mondo io lo conosco da sempre".
Così il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia ha concluso la sua dichiarazione all'AdnKronos.
la sottile linea rossa