Purtroppo qualche giorno fa, il Covid si è portato via anche lo storico scultore napoletano Luigi Mazzella.
Sono andato nel suo studio-laboratorio a Villa Haas, in piazza Fuga, un paio di anno fa. Ricordo il fascino di quel luogo, le enormi lastre da lavorare appoggiate ai muri e le innumerevoli sculture in ferro ed altri materiali metallici dalle forme più bizzarre e astratte.
Era un luogo dove la fantasia non aveva limiti e l'impossibile diventava possibile. Il maestro mi fece da Cicerone accompagnandomi in quegli stanzoni alti, superaffollati di opere. Mi spiegò le varie fasi di lavorazione e mi raccontò la storia di molti suoi capolavori. Era l'uomo dei metalli, viveva ed amava quei materiali che conosceva meglio di chiunque altro e che in qualche modo erano parte di lui.
Passai molto tempo ad ascoltarlo e senza indugio decisi di ritrarlo proprio immerso nei suoi lavori, diventando così egli stesso scultura nelle sculture, anima viva delle sue materie fredde e lavorate. Volevo fondere insieme il creatore e la creatura e dopo pochi tentativi, capii di avere la foto che desideravo.
È una sensazione particolare, che non si può spiegare… mi accorgo e "sento" quando lo scatto è quello giusto per me, cioè esprime a pieno quello che dentro di me c’è ma non ha ancora una forma. Ci salutammo e lui mentre mi allontanavo mi disse:
“Venga a trovarmi presto, le farò scegliere un’opera che poi le donerò”.
Di frequente ripensavo a quell’appuntamento e a quella promessa, ma come spesso succede ho rimandato troppo e di quell’impegno rimane solo un ricordo di grande umanità e generosità.
Augusto De Luca