L'attuale presidente del Barcellona Joan Laporta questo lunedì, in una conferenza stampa organizzata allo scopo, ha riassunto la situazione finanziaria del club, per sottolineare gli errori della passata gestione e quanto di buono da lui fatto finora per raddrizzare le sorti dei blaugrana, comunque ancora piuttosto traballanti.

Il problema del Barcellona è riassunto nei 655 milioni di entrate a fronte di 1.136 milioni di spese, che hanno causato un passivo di 481 milioni di euro, a cui si deve aggiungere l'ulteriore cattiva notizia relativa al patrimonio netto, negativo per 451 milioni. 

Una situazione a dir poco drammatica che Laporta imputa all'ex presidente Bartomeu: "Da quando è stato venduto Neymar per 222 milioni si spende in modo spropositato e alla velocità della luce. Questo ha fatto scattare l'aumento di stipendi e ammortamenti".  

"Abbiamo riscontrato - ha detto Laporta - un'errata politica dei trasferimenti e degli stipendi. È una piramide rovesciata: i veterani hanno contratti lunghi e i giovani contratti brevi. È molto difficile da gestire. Quella riduzione degli stipendi di cui parlava la precedente gestione  non c'è stata, perché i presunti risparmi, ad esempio, finivano per essere poi pagati sotto forma di bonus a fine contratto.

Laporta ha anche dichiarato che per una cessione da 49 milioni di euro sono state pagate 10 milioni di commissioni tra vendita e acquisto dei diritti sportivi di due calciatori. Un osservatore è stato pagato 8 milioni di euro per monitorare i trasferimenti in Sud America", alludendo allo scout brasiliano André Cury.

Per migliorare la situazione economica sono stati rivisti i rapporti con le banche, ricontrattando la politica degli interessi, e si è iniziato a discutere con i calciatori perché si abbassino concretamente gli stipendi. Primo a dare l'esempio in tal senso è stato Piqué.

"Sapevamo già che la situazione era preoccupante - ha concluso Laporta - ma io e i miei soci amiamo il Barça e avevamo un piano. Ora sono di ottimo umore, convinto che siano state prese le decisioni giuste. Nel caso di Leo [Messi], sono triste ma il suo addio era necessario perché il club viene prima di ogni altra cosa. Non ci spaventa l'attuale sfida che è comunque molto impegnativa. È una nuova era che sta nascendo: se saremo tutti uniti avrà molto successo, ne sono convinto. Tra un paio d'anni spero che la società sia economicamente sana".