Grandi novità nei sondaggi elettorali per le politiche in Italia del 4 marzo non offrono indicazioni di cambiamenti sensibili tra le posizioni che già si conoscono.

Sono state presentate liste e programmi con i dibattiti, su questioni economiche (coperture finanziarie) e programmi che si fanno più serrati, ma senza che gli argomenti finiscano per essere di particolare rilevanza per mutare l'orientamento delle preferenze di chi andrà a votare.

La coalizione di centro-destra continua ad essere in vantaggio, oscillando - in base all'istituto di rilevamento - dal 36% al 39% nelle preferenze degli italiani, con Forza Italia primo partito con dietro Lega e Fratelli d'Italia.

Da solo, senza alcuna coalizione, il Movimento 5 Stelle è ben saldo come primo partito con valori che vanno dal 27% al 29%.

Terza forza rimane la coalizione definita di centro-sinistra, che arranca intorno al 26% a causa dello scarso appeal del suo "capo politico" Matteo Renzi che ai sondaggisti fa prevedere un Pd tra il 23% ed il 24%. Risultato che potrebbe pure peggiorare quando i più distratti si ritroveranno a dover votare sulla scheda il nome di alcuni berlusconiani della prima ora che, in passato, saltellavano al grido di "chi non salta comunista è".

Buon ultimo, il neonato partito di sinistra, Liberi e Uguali, guidato dal presidente del Senato Pietro Grasso, che oscilla tra il 6% e il 7%.

Nessuno degli schieramenti in campo, ad oggi, avrebbe i voti per governare, tanto che non si contano le ipotesi di possibili alleanze post voto, in mancanza delle quali si profilerebbe l'eventualità di un governo tecnico, l'ennesimo negli ultimi tempi.