L'Istat questo mercoledì ha presentato l’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). La pubblicazione riporta un sistema di indicatori, arricchito di anno in anno, che consente di tracciare le trasformazioni che hanno caratterizzato la società italiana negli ultimi dieci anni, incluse quelle più recenti determinate dalla pandemia da Covid-19.
Per quanto riguarda l'istruzione, nonostante i costanti progressi fatti, l’Italia è ancora lontana dal resto d'Europa.
Nel secondo trimestre 2020, in Italia, il 62,6% delle persone tra 25 e 64 anni ha almeno il diploma superiore rispetto a una media europea del 79%, 16 punti percentuali in meno. Si registrano percentuali più basse solo a Malta (57,4%) e in Portogallo (55,2%).
La quota di giovani tra 30 e 34 anni che ha conseguito un titolo universitario o terziario è del 27,9%, rispetto al 42,1% della media europea, penultimi in graduatoria prima della Romania (25,2%) e a una distanza di 14 punti dall’Europa.
Ancora troppi i NEET (i ragazzi che non studiano e non lavorano) e i ragazzi che escono precocemente dal sistema di istruzione e formazione. I primi, giovani tra 15 e 29 anni, erano il 23,9% nel secondo trimestre 2020 (il 21,2% nel secondo trimestre del 2019). Incide particolarmente la componente dovuta all’inattività, specie nelle regioni del Centro-Nord, dove la ricerca di lavoro ha subito una brusca interruzione dovuta alla pandemia di COVID-19. Altrettanto alta è la quota di giovani che escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione dopo aver conseguito al più il titolo di scuola secondaria di primo grado (scuola media inferiore).
Nel secondo trimestre 2020, in Italia, il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni, valore che risulta stabile rispetto al secondo trimestre del 2019. Il fenomeno dell’uscita dal sistema di istruzione e formazione preoccupa, soprattutto, in termini di disuguaglianze.
Attraverso l’esame dei dati del 2019, con i quali è possibile avere una fotografia delle caratteristiche di chi lascia la scuola prematuramente, emerge come la prosecuzione nel percorso formativo, le competenze apprese e le scelte successive sono determinate ancora in maniera elevata dal contesto socio-economico di provenienza.
Il titolo di studio dei genitori condiziona fortemente la riuscita scolastica e la permanenza nel sistema di istruzione e formazione. I figli di genitori con al massimo il diploma di scuola secondaria inferiore hanno un tasso d’uscita dai percorsi di istruzione e formazione del 24%, che si riduce al 5,5% tra i figli di genitori con il diploma di scuola secondaria superiore e all’1,9% tra i figli di genitori con almeno la laurea.
Analogamente, i figli con almeno un genitore occupato in professioni qualificate e tecniche abbandonano gli studi nel 2,5% dei casi rispetto al 24% dei figli di genitori occupati in professioni non qualificate.