Dalla metà degli anni '70 all'inizio degli '90, essere presenti agli eventi della galleria di Lucio Amelio in piazza dei Martiri a Napoli, era quasi un dovere, un obbligo per gli artisti che desideravano "esserci", cioè che volevano partecipare alla vita culturale napoletana. Quella galleria era un luogo magico, piena di stimoli di ogni genere.
Lucio portò a Napoli artisti internazionali le cui opere prima avevamo ammirato solo su giornali e riviste. In quelle due sale recandosi da lui, facilmente si potevano incontrare personaggi come Warhol, Beuys, Mapplethorpe, Rauschenberg e tanti altri. Lucio però si occupò e preoccupò anche degli artisti napoletani. Io presi parte infatti a due eventi organizzati da lui: la "Rassegna della Nuova Creatività nel Mezzogiorno" e al Goethe Institut "L'occhio Meccanico".
Ero all'inizio della mia carriera artistica e ricordo in particolare che partecipando al primo degli eventi io allestii personalmente la mia mostra di fotografie, chiaramente da principiante inesperto. Sicuramente il montaggio dei miei lavori sui muri non era perfetto e quando Lucio, che aveva un carattere molto forte ed era un perfezionista, entrò per controllare tutto l’allestimento, mi disse: "Augusto... ma sono fotografie o caciocavalli ?"
Si tolse la giacca, si rimboccò le maniche della camicia e rimise ad uno ad uno i chiodi e i quadri alle pareti. Era così, molto diretto, forse duro qualche volta, ma molto generoso. Questa foto che pubblico è una polaroid SX-70 che ho manipolato dopo lo scatto; più avanti scriverò anche di questo procedimento.
Alle sue spalle c'è un opera di Keith Haring, artista famoso per i suoi caratteristici segni e che Lucio amava molto. Sull’abito poi, muovendo la pasta di sviluppo della pellicola con uno stecchino di legno, ho inserito anche io alcuni dei miei segni in modo da sottolineare e mettere in risalto nell’immagine quella che era la caratteristica dello street artist.
Augusto De Luca