Nonostante i numerosi problemi che deve affrontare Giorgia Meloni trova il tempo di battibeccare con Sea-Watch
La ong Sea-Watch ha pubblicato il seguente post sul proprio account social:
@SeaWatchItaly
Il Governo Meloni degli autopronunciati patrioti spende centinaia di milioni di euro dei contribuenti per deportare e incarcerare qualche migliaia di migranti in Albania. Forse le tasse degli italiani possono essere spese meglio, per accogliere e includere, anziché respingere.
Gli argomenti della ong devono aver colpito nel segno, tanto che la premier Meloni, sempre via social, si è sentita in dovere di rispondere con sueste parole:@GiorgiaMeloni
Che scandalo! Un governo che - con un mandato chiaro ricevuto dai cittadini - lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e accordi internazionali.
Meloni, non potendo replicare nel merito alle giuste e logiche considerazioni di Sea-Watch, ha cercato di far ricorso alla propaganda, che di per sé è sempre becera, ma che lo diventa ancor di più quando si usa in maniera così evidente per evitare di rispondere nel merito. Il post di Meloni, pertanto, è servito a Sea-Watch per affondare le prorpie critiche:@SeaWatchItaly
E quali sarebbero le azioni concrete presidente Meloni? Finanziare cosiddette guardie costiere composte dai veri trafficanti di uomini? Incarcerare migliaia di innocenti perché guidavano l’imbarcazione su cui sono arrivati? Spendere milioni di euro italiani per carceri oltremare?
All'ultimo post della ong, Meloni non ha replicato.
I centri migranti in Albania potevano essere costruiti in Italia e ancora nessuno ha capito la finalità pratica di tale iniziativa, visto che riguarderà solo due o tremila migranti e che ha un costo - pare - intorno al miliardo di euro, anche dovuto alle spese aggiuntive necessarie a sostenere la prassi burocratica e legale che deve essere associata, per legge, a tali centri.
Sono mesi che al governo chiesti chiarimenti in merito, ma Meloni e i suoi ministri non sono in grado di fornirli, come dimostra la stessa premier nella replica al post di Sea-Watch.
I primi migranti arriveranno in Albania a partire da questa settimana ma, addirittura, potrebbero anche dover esser trasferiti a breve nel nostro Paese, perché una sentenza della Corte di giustizia europea farebbe scricchiolare l'impianto di accordo Meloni-Rama che sta alla base del progetto.
In base alla legge con cui il Parlamento ha ratificato il protocollo siglato con Tirana, nei CPR realizzati in Albania sotto giurisdizione italiana saranno condotti solo cittadini provenienti da Paesi d'origine designati come sicuri.
Ai fini dell'esame delle domande di protezione internazionale, la normativa europea prevede che gli Stati membri possano stilare una lista di tali Paesi, quella che l'Italia ha aggiornato da poco con un decreto interministeriale.
Il problema è che la maggior parte dei Paesi che il governo italiano considera sicuri vedono l'esclusione di determinate aree o categorie di persone per le quali - secondo il ministero degli Esteri - quei Paesi tanto sicuri non sono.
Tutto questo, però, è in contrasto con quanto stabilito di recente dalla Corte di Bruxelles, secondo cui un Paese è sicuro per tutti o non lo è per nessuno.
Da vedere pertanto ciò che accadrà nei prossimi giorni.