Il percorso di formazione del clero spinge i giovani preti a maturare un rapporto difficile con il potere e con i propri desideri.
La soluzione al dramma degli abusi non è psicologica, ma istituzionale: per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati "la soluzione potrebbe arrivare con un cambio della normativa canonica ecclesiastica che consenta ai preti di sposarsi e riammetta al ministero i preti sposati".
La riproposizione della proposta (dal 2003 rilanciata al Papa e ai vertici della CEI e del Vaticano) da parte dei preti sposati italiani arriva commentando un articolo di Marco Marzano apparso in editorialedomani.it:
«La teoria delle “mele marce”, ovvero del prete pedofilo come criminale inveterato che approfitta scientemente della veste che indossa per molestare e violentare i bambini, non regge alle molte serie analisi che sul profilo psicologico di costoro sono state condotte negli ultimi decenni. Le gerarchie ecclesiastiche cattoliche e i pontefici eliminerebbero molto volentieri il problema degli abusi sessuali del clero che causa loro un’infinità di problemi di diversa natura a livello globale. La complicazione deriva dal fatto che, se rimuovessero davvero e alla radice le principali tra le cause, ovvero il celibato ecclesiastico e l’imposizione perpetua ai chierici di una vita casta, i vertici sopprimerebbero anche il loro statuto sacrale, la superiorità del loro ceto sui laici e quindi buona parte di ciò che legittima il loro diritto a guidare da pastori il popolo di Dio».
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