Le parole del Papa ai giovani riuniti nel Duomo di Scala: un'occasione persa per un messaggio concreto di pace
Anche se arrivato in Indonesia, papa Francesco continua a far parlare di sé in Italia per il messaggio inviato ai giovani della costiera amalfitana che, invece di approfittare di un'altra giornata di mare (considerando luogo e clima), si sono riuniti nel Duomo di San Lorenzo a Scala per partecipare all’incontro “Strumenti di pace”.
Ecco che cosa gli ha suggerito il Papa...
"Ci sono tre modi sicuri per diventare strumenti di pace:1. Riempire la giornata di gesti di pace. In codesta antica cittadina di Scala Voi potete approfondire il cammino di solidarietà e di dialogo avviato dal Beato Fra’ Gerardo Sasso, fondatore e primo Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Malta. In un’epoca di conflitti bellici creò a Gerusalemme, intorno al 1100 d.C., il primo ospedale interreligioso. Anche Voi, sul suo esempio, potete costruire ponti di amicizia e di solidarietà reciproca. Illuminate ogni ora della vostra giornata compiendo un gesto di pace: un gesto di servizio, di tenerezza, di perdono.2. Pregare con il cuore per la pace. Quando ci sentiamo impotenti davanti alla drammaticità degli scenari mondiali, ricordiamoci che “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Abbiamo un’arma molto efficace che è la preghiera. Utilizziamola! Preghiamo di più per la pace, perché arrivi presto. Invochiamola con fede e fiducia! Assumiamo un impegno quotidiano di preghiera personale per la pace. Ritrovatevi insieme per condividere momenti di adorazione eucaristica davanti al Signore, Re della pace.3. Vivere come pellegrini di speranza. Con coraggio, non stancateVi di sognare la pace giusta e la fraternità, perché questo è anche il sogno del Padre: che i suoi figli siano uniti e felici, riconoscendoci tutti fratelli. Guardate oltre la notte! Non arrendeteVi al pensiero che la guerra possa risolvere i problemi e condurre alla pace. La guerra è sempre una sconfitta, una resa vergognosa di fronte alle forze del male. Facciamo memoria di tutte le vittime, che non dobbiamo mai dimenticare, e questo ricordo ci apra concretamente a trovare nel presente una via d’uscita in un cammino di riconciliazione".
Le parole di Francesco sono state riprese dai media con tanto di OOHHH a corredo, per sottolinearne l'importanza... in fondo sono parole di un Papa.
Nessuno dei media che hanno riportato la notizia si è però chiesto: ma, in pratica, come possono essere utilizzate quelle parole nel trasformarle fattivamente in strumenti pace? Si può dire, per fortuna, che tale domanda non se la devono essere posta, perché ad essa avrebbero poi dovuto rispondere arrivando alla conclusione che tali parole non servono assolutamente a nulla!
Non servono a nulla non perché sia necessario sempre e comunque rispondere alla guerra con la guerra o incitare all'odio e alla violenza... assolutamente no. Non servono a nulla perché, in molti casi alla guerra si può rispondere anche ricordando l'esistenza del diritto internazionale umanitario, ricordando che molti degli Stati che si dicono democratici tale diritto lo hanno sottoscritto e, in passato, si sono pure adoperati - seppur raramente - per farlo rispettare.
È questo che il Papa, oltre alla preghiera, avrebbe dovuto ricordare a quei giovani che vogliono farsi strumenti di pace, aggiungendo anche di appellarsi ai propri governi, a seconda del Paese di appartenenza, perché agiscano per far rispettare il diritto internazionale umanitario.
Non era per niente complicato. Oltretutto, Francesco non avrebbe dovuto fare neppure alcuno sforzo intellettuale... gli sarebbe stato sufficiente riprendere ciò che un mese fa aveva dichiarato l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, in merito al genocidio messo in atto da Israele nei confronti del popolo palestinese:
"In un momento in cui il mondo è segnato da crescenti violazioni del diritto internazionale, e l'impegno verso un sistema basato sulle regole è in discussione, è imperativo che i governi di tutto il mondo riaffermino il loro incrollabile impegno verso tutte le decisioni della Corte internazionale di giustizia, indipendentemente dalla situazione. Il diritto internazionale protegge la nostra comune umanità e salvaguarda la dignità umana e la prosperità".
Ma Francesco queste cose non le ha dette, esprimendo invece parole prive di qualsiasi contenuto pratico che, soprattutto coloro che da sempre si fanno beffe del diritto internazionale come lo Stato ebraico di Israele, quasi certamente avranno accolto facendosi delle crasse risate.