Di Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - SALERNO 

Purtroppo lo continuo a ripetere da circa 8  anni, da quando una serie di ricerche da me ideate e dirette confermavano oltre ogni dubbio che alcune sostanze inquinanti, presenti nell'aria o nel suolo o comunque in qualsiasi modo assorbite dall'uomo o animale, creavano alcune alterazioni che conducevano per vie diverse a cancri, malattie respiratorie, cardiocircolatorie  tiroidee e malformazioni.

Purtroppo come ho spesso detto e dopo ricerche pubblicate e pluricitate nel mondo scientifico a livello mondiale, spesso ho dovuto da uomo di scienza sopportare e anche ignorare  "una popolazione di incompetenti in materia", spesso politici che sorridevano o continuavano per la loro strada... sbagliata!

Ecco perché dopo aver osservato anhce milioni di dati provenienti da tutta Italia e dopo aver redatto ben due relazioni per il Ministero Salute e depositate al Senato della Repubblica, dopo avere avuto contatti con il commissario Ue Vella e altri,  ero fermamente convinto che qualcosa dovesse accadere. 

Al momento, conosciamo la situazione della Terra dei fuochi, ma non dobbiamo dimenticare le numerose criticità Italiane, da Augusta a Taranto, da Gela al Veneto, da Sarroch al Sulcis, fino alla Basilicata. I dati che ricevetti da quasi tutte le Asl d'Italia non lasciavano dubbio alcuno.

Dopo aver pubblicato due ricerche pilota (e non) in Italia, ho assistito come per magia al proliferare di articoli  e anche copie sull'argomento. 

Circa 10 anni fa alcuni ricercatori tra cui anche Veronesi, da me interpellato, non risposero neppure al progetto ricerca che proponevo: quello di studiare gli ammalati di cancro che vivevano in zone con inquinamento e quindi criticità ambientali.

E' soprendente e deludente vedere il Movimento 5 Stelle ignorare tante di queste cose che dovrebbe ben conoscere e non muovere un dito per Taranto e anzi perorare a spada tratta la costruzione, ad esempio, dell'aeroporto di  Salerno Costa D'amalfi, che null'altro è che l'inserimento in una zona verde di un inquinamento mostruoso negli anni con rischi ben descritti dallo scrivente. 

Purtroppo si lotta contro  pizzaioli, ragionieri... politicucci, politicanti e ingegneri... o commercianti di vino e olio... ma non tanto con medici.

I BUONI CONSIGLI, ANZI "LA BUONA SCIENZA"  viene ignorata da molti stolti. 

Il problema, come ho ben detto in alcune interviste, sono i livelli... " in Italia parlano tutti e spesso chi ha voce nei media è sempre il più forte, ma non il più competente e titolato. 

Purtroppo la terra non è più in grado di riparare le imbecillità umane dell'ultimo secolo e che piaccia o no "stiamo morendo in molti e stiamo facendo morire i nostri discendenti". Stiamo cambiando e modificando le generazioni future, a 66 anni mi sono anche "stufato di scriverlo". 

Heavy metals are pollutants that, although present in very low concentrations, can lead to a wide range of adverse effects on the environment and on people’s health. They can be found in the air, water, or food, and are often distributed in the atmosphere and soil as a consequence of industrial activities: some metals are essential –i.e., they are required by our body– but in high concentrations may have toxic effects (chromium, iron, copper and zinc), while others do not seem to play any role in vital processes (aluminum, nickel, arsenic, cadmium, mercury and lead) [2,10]. They are byproducts of incinerators, burning of gasoline and diesel fuel (cars, trucks, airplanes, ships, etc.), foundries, paints, insecticides, and agriculture products such as disinfectants [13], and can be absorbed by inhalation, ingestion, or even skin contact, although in lesser amount. At high concentrations, any of these metals can cause acute intoxication, affecting multiple organs and systems. Many of these metals have been classified as definite or probable carcinogens by the IARC: for example, arsenic, beryllium, cadmium, chromium and nickel are considered carcinogenic [9,11]……… A strong primary prevention approach, and therefore a greater protection of the environment in which we live and with which we continuously interact, would be desirable. Particular attention must be paid to the disposal of chemical substances. Most likely, we have gone too far and made mistakes that should be addressed. Indeed, the earth and the environment in which we live is like a timeshare property, so we have a moral obligation to leave it clean – after “using” it – for the future generations. Vincenzo Petrosino, Cancer Science (Usa 2019)


Sull'argomento, riprendo il seguente articolo da Quotidiano Sanità, su cui invito a rifelettere:

L'inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte prematura e malattie ed è il più grande rischio per la salute ambientale in Europa. A fare il punto della situazione è l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) che sottolinea come siano le malattie cardiache e l'ictus le ragioni più comuni di morte prematura attribuibili all'inquinamento atmosferico, seguite dalle malattie polmonari e dal cancro ai polmoni.L’AEA ha anche stimato i potenziali benefici per la salute derivanti dal raggiungimento degli standard di qualità dell'aria dell'UE e dei valori delle linee guida dell'OMS per il particolato fine nell'aria ambiente.Nel 2019, l'inquinamento atmosferico (anche se in misura minore rispetto al 2018) ha continuato a causare un onere significativo di morti premature e malattie nei 27 Stati membri dell'UE: 307.000 morti premature attribuite all'esposizione cronica al particolato fine; 40.400 morti premature attribuite all'esposizione cronica al biossido di azoto e 16.800 morti premature dovute all'esposizione acuta all'ozono.E l'Italia figura purtoppo ai vertici di questa classifica, considerando in particolare i grandi Paesi europei: siamo infatti al secondo posto dopo la Germania per morti evitabili da particolato e ozono ma al primo posto per le morti evitabili da biossido da azoto. Complessivamente nel nostro Paese sono state quasi 64mila le morti evitabili per inquinamento per un totale di oltre 645mila anni di vita persi.Rispetto al 2005, nel 2019 le morti premature attribuite all'esposizione al particolato fine sono comunque diminuite del 33% nell'UE-27. Se questo tasso di riduzione delle morti premature verrà mantenuto in futuro, l'UE dovrebbe raggiungere l'obiettivo del piano d'azione per l'inquinamento zero.Tuttavia si sarebbe potuto ottenere già nel 2019 un risultato significativo con una riduzione di almeno il 72% rispetto ai livelli del 2005 se la nuova linea guida dell'OMS sulla qualità dell'aria per il PM 2,5 di 5 µg/m 3 fosse stata raggiunta in tutta l'UE-27 già nel 2019.In termini assoluti avrebbe voluto dire 178mila morti in meno (-55%) nel 2019 rispetto ai 307mila decessi evitabili stimati.La qualità dell'aria in Europa è stata comunque migliore nel 2019 rispetto al 2018, il che ha anche comportato un minor impatto negativo sulla salute. Il calo dell'inquinamento segue una tendenza a lungo termine, guidata da politiche volte a ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell'aria.Nell'ambito del Green Deal europeo, il piano d'azione dell'UE per l' inquinamento zero fissa l'obiettivo di ridurre il numero di morti premature dovute all'esposizione al particolato fine di oltre il 55% entro il 2030 , rispetto al 2005.Secondo l'analisi dell'AEA, il L'UE è attualmente sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo, poiché il numero di questi decessi è diminuito di circa un terzo dal 2005 al 2019.La mortalità evitabile per particolato. I maggiori rischi per la salute in termini di morti premature e anni di vita persi (YLL) attribuibili all'esposizione al particolato fine (PM 2,5) sono stimati per i paesi con alcune delle più grandi popolazioni, vale a dire, in ordine decrescente, Germania, Italia, Polonia, Stati Uniti Regno e Francia.L’Italia in particolare presenta ben 49.900 morti premature, equivalenti 504.500 anni di vita persi.La mortalità evitabile per esposzione al biossio di azoto. I maggiori rischi per la salute in termini di morti premature e anni di vita persi (YLL) attribuibili all'esposizione al biossido di azoto (NO 2) sono stimati per i paesi con alcune delle più grandi popolazioni, vale a dire, in ordine decrescente, Italia, Spagna, Germania, Stati Uniti Regno e Francia.L’Italia in particolare presenta 10.640 morti premature e 107.600 anni di vita persi.Considerando YLL per 100.000 abitanti, gli impatti più significativi si osservano, in ordine decrescente, in Grecia, Romania, Italia, Bulgaria e Spagna. I più piccoli impatti relativi sulla salute si riscontrano nei paesi nordici e baltici.La mortalità evitabile per esposizione all'ozono. I maggiori rischi per la salute in termini di decessi prematuri totali e anni di vita persi (YLL) attribuibili all'esposizione all’ozono (O 3) sono stati osservati, in ordine decrescente, in Germania, Italia, Francia, Spagna e Polonia.L’Italia in particolare presenta 3.170 morti premature e 33.200 anni di vita persi.I paesi con i più alti tassi di YLL per 100.000 abitanti sono stati, in ordine decrescente, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Croazia e Grecia. I paesi con gli impatti relativi più bassi sulla salute dall'esposizione all'O 3 sono stati, in ordine crescente, Islanda, Irlanda, Regno Unito, Norvegia e Finlandia.Tuttavia, considerando YLL per 100.000 abitanti, gli impatti più significativi si osservano nei paesi dell'Europa centrale e orientale (dove si osservano anche le più alte concentrazioni di PM 2,5 ), ovvero, in ordine decrescente, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Kosovo, Macedonia del Nord e Bulgaria. Gli impatti relativi minori si riscontrano nei paesi situati nel nord e nord-ovest dell'Europa, dove le concentrazioni sono più basse.“Investire in un riscaldamento più pulito, mobilità, agricoltura e industria migliora la salute, la produttività e la qualità della vita per tutti gli europei e soprattutto per i più vulnerabili. Questi investimenti salvano vite e aiutano anche ad accelerare i progressi verso la neutralità del carbonio e una forte biodiversità", ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'AEA.“Respirare aria pulita dovrebbe essere un diritto umano fondamentale. È una condizione necessaria per società sane e produttive. Anche con i miglioramenti della qualità dell'aria negli ultimi anni nella nostra regione, abbiamo ancora molta strada da fare per raggiungere i livelli delle nuove linee guida globali sulla qualità dell'aria dell'OMS", ha affermato il direttore regionale dell'OMS per l'Europa, Hans Henri P. Kluge che ha aggiunto com "all'OMS accogliamo con favore il lavoro svolto dall'AEA, che ci mostra tutte le vite che potrebbero essere salvate se i nuovi livelli di qualità dell'aria fossero raggiunti, fornendo ai responsabili politici solide prove sull'urgente necessità di affrontare questo onere sanitario".  

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