Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni del governo Attal martedì 16 luglio, ma ancora non è chiaro quando un nuovo primo ministro potrà installarsi a Matignon.

Dopo la "tregua" olimpica, Macron ha avviato da cinque giorni le consultazioni per la formazione di un nuovo governo che possa rispecchiare i rapporti di forza tra gli eletti all'Assemblea Nazionale, dopo le recenti elezioni politiche.

Il problema, però, è che Macron, soprattutto nel voler supportare la sua riforma delle pensioni, non vuole che il nuovo governo sia rappresentato dal candidato scelto dal gruppo più numeroso in Parlamento, che include anche l'estrema sinistra. Non avendo un obbligo costituzionale in tal senso, il presidente francese tergiversa, decidendo di non decidere, sperando che nell'Assemblea Nazionale si formino nuove maggioranze rispetto a quella del Nuovo Fronte Popolare che ha vinto le elezioni. Il viaggio in Serbia di questo fine settimana, può essere propedeutico in tal senso.

Il candidato, anzi... la canddiata scelta dal NFP è Lucie Castets... non una "saltafossi" qualunque come siamo abituati a vedere in Italia, bensì una giovane economista con alcuni anni di esperienza politico/diplomatica alle spalle nell'amministrazione pubblica francese, dopo essersi laureata all'École nationale d'administration nel 2013.

E perché il "liberale" Macron la vede come il fumo negli occhi?

Perché dopo la sua nomina Castets ha dichiarato che le sue priorità politiche sono l'abbandono dell'attuale riforma delle pensioni, una riforma fiscale per assicurarsi che "tutti paghino la loro giusta quota" di tasse e il miglioramento del potere d'acquisto attraverso l'aumento dei salari e delle prestazioni sociali.

Oggi, in una dichiarazione rilasciata a BFMTV, nonostante il rifiuto di Macron di nominarla, Castets ha comunicato che non tornerà a ricoprire il suo attuale incarico di direttore finanziario al municipio di Parigi, un messaggio chiaro al presidente della sua determinazione a non voler fare alcun passo indietro, forte anche dell'appoggio, seppur con dichiarato mal di pancia, di France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che invece pare aver bocciato la candidatura alternativa del socialista Bernard Cazeneuve, amico intimo di Francois Hollande.

 Quanto durerà l'attuale impasse politico in Francia e quale sarà la sua conclusione? Nessuno, al momento, è in grado di dirlo.