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I sogni son desideri di felicità, cantava Cenerentola. Dalle canzoncine di Cenerentola, si scivola alle teorie di Freud per il quale un sogno rappresenta la realizzazione del desiderio inconscio.

I sogni sono la base su cui gli strumenti di convincimento stimolano la brama dell’avere.

Quello che noi compriamo sono le nostre fantasie.

Spendiamo soldi nelle lotterie, ma sogniamo una vita migliore, oltre alla vittoria.

Compriamo cibo non solo per nutrirci, ma anche per consolarci.

Ci rifuggiamo in realtà virtuali di vario tipo per sfuggire alla quotidianità.

Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi
I sogni sono illusioni e noi abbiamo bisogno di alimentarle. Lo dice Foscolo, lo pensava anche Leopardi, pur se con qualche differenza.

Secondo il poeta di Zante, la poesia è l’illusione principale perché perpetua le gesta degli uomini verso l’eternità, superando la morte. È il concetto stesso che troviamo nei Sepolcri, l’opera più nota di Foscolo e che lo consegna ai posteri.

In Giacomo Leopardi, la fede nelle illusioni è legata alla giovinezza. La ragione e le miserie della vita, ne distruggono il senso. Per il poeta di Recanati, le illusioni sono legate alla continua ricerca del piacere. Il piacere, desiderio inappagabile, guida l’esistenza, soggetta, quindi, a un’altalena di sentimenti come dolore e infelicità.

Sono pensieri validi anche oggi, la società dei consumi li ha decontestualizzati. L’uomo rifugge la sofferenza e sale su qualsiasi treno lo conduca lontano da essa.

La pubblicità s’insinua quando le difese sono basse. Penetra nell’inconscio per poi fare il suo sporco lavoro quando entriamo al supermercato, accendendosi come una spia per indurci all’acquisto.

Alcune restano nell’immaginario collettivo, come quella dell’agenzia immobiliare che non vende sogni, ma solide realtà.

In realtà, la pubblicità vende sogni, illusioni. Nel caso di un’immobiliare, però, diventa perfetta perché una casa, nel senso borghese del termine, è solida e reale.