Non c’è che dire, piaccia o no Giorgia Meloni in soli pochi giorni a Palazzo Chigi ha già fatto capire di quale pasta è fatta. 

Piglio aggressivo, toni moderato, per smorzare le austere polemiche lanciate dalla sinistra in campagna elettorale,  ma nello stesso tempo decisioni immediate e pronte, come quella sui rave party o sul carcere ostativo. 

Squadra di sottogoverno presentata in pochi giorni e senza nessuno screzio  con gli alleati, che probabilmente saranno rimasti non solo meravigliati di cotanta autorevolezza, ma nello stesso tempo rassicurati, perché inutile negarlo in ogni squadra quando si ha un fuoriclasse è un bene per tutti

E che Giorgia Meloni sia un fuoriclasse in politica, pochi possono negarlo. La sua gestione nella fase di preparazione del governo e i successivi primi passi alla guida dell'esecutivo sono davvero stupefacenti e persino commentatori notoriamente di sinistra, una tra tutti Concita De Gregorio, quella che criticò aspramente Nicola Zingaretti quando era segretario del Pd e che ricevette un piccata risposta dallo stesso, hanno avuto parole di elogio per la nuova premier.

I sondaggi dicono che la gente sembra rassicurata da lei e dal suo governo e i consensi per Fdi sfiorano ormai il 30%. E in un momento così drammatico, il dato assume ancora maggior valore. Ma Giorgia Meloni non è il politico da inseguire consensi e le approvazione, ma è un politico che vada al sodo e che fa della concretezza la sua ragione di vita. Inutile girarci intorno dopo tanti anni forse io nostro paese ha trovato quello statista che non bada ale prossime elezioni ma alle future generazioni. 

Quello che stupisce è il piglio e l'autorevolezza che ha assunto fin dalle prime ore dopo il giuramento. Nessuno spazio alle manifestazioni di soddisfazione e gioia  che sarebbero state anche legittime, dopo un storico traguardo, ma solo testa bassa e lavorare.

Anche l'accoglienza che una persona schiva e riservata come Mario Draghi le ha concesso dimostra meglio di qualsiasi dichiarazione che, in cuor suo, anche l'autorevolissimo ex presidente della Bce sa che quella era la miglior scelta possibile in un momento del genere.  

Ecco perché c è molta attesa nel vedere l'esordio internazionale del nuovo premier giovedì a Bruxelles. Ma nessuno avanza più alcun dubbio o remore su come potrà essere accolta. Perché la campagna elettorale è finita e all'estero sanno essere molto più pragmatici che qui da noi. E si renderanno conto anche loro che tutte i discorsi fatti dalla sinistra saranno appunto solo semplici parole di propaganda elettorale.