Il possibile camerata Vannacci Roberto, fresco capolista della Lega di Salvini nella circoscrizione Italia centrale alle prossime europee, ha ritenuto opportuno ripetere quanto aveva scritto nientepopodimeno che Filippo Facci per illustrarci ben sette ragioni in base alle quali ritiene di aver più che diritto a dirsi di non essere antifascista... affermando così indirettamente (e vigliaccamente) di esser fascista:

1) Il Fascismo è un riferimento storico a un periodo del passato, mentre l'antifascismo è divenuto un riferimento politico a un periodo del presente. Quindi dirsi fascisti, oggi, significherebbe ammettere di vivere fuori dal tempo e dalla realtà, mentre dirsi antifascisti equivale a militare in determinati mondi (partiti, associazioni, giornali, centri sociali o culturali) coi quali un cittadino ha diritto di non volersi confondere o di non essere confuso. 2) La Costituzione vieta la riorganizzazione del Partito Fascista, permette a tutti di manifestare il proprio pensiero e condanna ogni forma di violenza: ma la stessa Costituzione non fa alcun riferimento all'antifascismo non come forma permanente di attivismo, soprattutto consistente nel verificare il tasso di antifascismo altrui a scopo denigratorio.3) Ne consegue che «antifascismo», oggi, è un termine momentaneamente inutilizzabile perché sequestrato da chi ne fa una strumentalizzazione perpetua. Per azzardare un parallelo: la Costituzione sancisce anche che uomini e donne hanno pari diritti, ma questo non equivale a un dovere di dichiararsi «antisessisti» o «femministi» che sono espressioni sbocciate in periodi successivi e, come la militanza antifascista, politicamente connotate.4) Il Fascismo non solo appartiene al passato e non esiste più, ma un suo ritorno anche in forma evoluta difetta di prospettiva storica e di principio di realtà. Per dirla con Massimo Cacciari. «Antifascismo è diventato una parola vuota da quando non è più declinata o incarnata in dei progetti. È come dire che bisogna essere sempre onesti, o che la mamma è buona. Sono concetti generici… Il mondo contemporaneo non presenta blocchi sociali o interessi di classe che portino a totalitarismi fascisti come sono stati quelli del Novecento».5) L'antifascismo inteso come simbolica presa di distanza da un passato pur lontano e irripetibile, politicamente, oggi appare come un'ammissione di inferiorità morale o richiesta di perpetua umiliazione pretesa da chi, impalcandosi a giudice del bene e del male, ha peraltro moltissimo da farsi perdonare (in un passato assai più recente) per politiche interne ed estere nei confronti di forze e nazioni che tenevano i loro missili puntati contro l'Italia.6) L'eterna abiura pretesa dalla militanza antifascista (spesso rimessa a cortei d'ogni colore, o a studenti che il Fascismo non l'hanno neppure mai studiato) appare peraltro come insaziabile o di corta memoria: negli attuali Parlamento e Governo siede ancora chi condivise la cosiddetta svolta di Fiuggi (pensata da Domenico Fisichella nel 1992, conclusa da Gianfranco Fini nel 1994 con la fondazione di Alleanza nazionale) laddove l'espressione «antifascismo» apparve chiaramente in scritti e dichiarazioni. Il segretario di An esaltò «l'antifascismo come momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato», spiegò che le leggi razziali furono «un'infamia», che «Salò fu una pagina vergognosa», addirittura che «il fascismo fu il male assoluto» e fece persino dei pellegrinaggi alle Fosse Ardeatine, alla Risiera di San Sabba e al museo dell'Olocausto: non bastò quello, null'altro basterebbe oggi. E comunque una giovanissima Giorgia Meloni, alla svolta di Fiuggi, era presente.7) In termini strettamente politici, a meno di voler considerare l'intero corpo elettorale come una somma di microcefali, può dirsi che gli italiani abbiano storicizzato il fascismo assai più degli antifascisti i quali con quest'espressione hanno sostituito proposte, decenti opposizioni e buoni esiti elettorali.

E a conferma che quanto scritto in precedenza - al di là dei numerosi strafalcioni storici, logici e costituzionali - sia un'ulteriore foglia di fico, peraltro esilissima oltre che trasparente, a supporto dell'ideologia fascista che anima il (non) pensiero del possibile camerata Vannacci (del quale il ministro della Difesa Crosetto ha salutato con soddisfazione la candidatura alle europee auspicandone l'elezione come un evento positivo soprattutto per l'esercito) è arrivata subito dopo anche l'intervista da lui rilasciata a La Stampa, in cui il generale sanzionato dall'esercito definisce Mussolini uno statista...

"Rivendico anche la considerazione su Mussolini, che è uno statista come lo sono stati anche Cavour, Stalin e tutti gli uomini che hanno occupato posizioni di Stato: è la prima definizione di statista sul dizionario".

 e auspica classi separate per i disabili...

"Credo che delle classi con caratteristiche separate aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare.  ...  Non è discriminatorio, per gli studenti con delle problematiche mi affido agli specialisti".

Non soddisfatto ha voluto pure dir la sua anche sull'aborto, affermando che è...

"un'infelice necessità alla quale le donne sono costrette a ricorrere. Non credo che sia un diritto".

La sua candidatura è stata annunciata da poco più di un giorno e Vannacci fa già parlare di sé facendo affermazioni che oscillano tra l'aberrante e il grottesco... perfette per un film comico (essendo classiche battute alla Checco Zalone), ma drammatiche e preoccupanti se pronunciate da uno che si candida per rappresentare dei cittadini in un Parlamento... oltretutto fuori dall'Italia.

Come ricorda Francesco Filippi nel suo libro (Mussolini ha fatto anche cose buone), "Mussolini fu un pessimo amministratore, un modestissimo stratega, tutt'altro che un uomo di specchiata onestà, un economista inetto e uno spietato dittatore. Il risultato del suo regime ventennale fu un generale impoverimento della popolazione italiana, un aumento vertiginoso delle ingiustizie, la provincializzazione del paese e infine, come si sa, una guerra disastrosa".

E uno del genere non lo puoi definire statista, perché, come ricorda la Treccani, uno statista è una "persona che ha una profonda esperienza, teorica e pratica, dell'arte di governare uno Stato", non uno squilibrato privo di qualsiasi scrupolo, assetato di potere... come Mussolini

Dalle opposizioni, come era nella speranza di Vannacci, sono partite bordate di indignazione nei suoi confronti, che è inutile riportare, salvo quella del PD che ha liquidato le sue ultime deiezioni verbali in questo modo: 

"Non faremo il suo nome. Non gli faremo il favore di rilanciare i suoi deliri, le sue frasi schifose, la vergogna che rappresenta per tutte le donne e gli uomini in divisa. Proteggiamoci dalle sue parole d'odio. Compiamo tutti insieme un gesto di difesa del dibattito pubblico: Ignoriamolo".

Un suggerimento più che ragionevole. Ma - ancor più dopo questa intervista a La Stampa - non possiamo ignorare quanto sia tragicamente comico quanto dichiarato da Matteo Salvini, sempre più un re Mida al contrario, nel video promo a supporto della candidatura di Vannacci...

Salvini e Vannacci come politici fanno ribrezzo. Come comici, invece, sarebbero formidabili. Qualcuno che gli sta vicino glielo faccia presente, farebbe un favore a loro e all'Italia.