Cultura e Spettacolo

“Cuore di boss”. Una storia quasi vera

Sotto l’insegna di un discount, il supermarket dei poveri, in un quartiere popolare e popoloso della città di Palermo, Salvo (ma il nome è d’invenzione), insieme ad altri cinque ragazzi, si affanna dietro ai clienti per aiutarli a scaricare i sacchetti della spesa dai carrelli e prendere la mancia per il servizio.

Ha trent’anni, un’abbronzatura da villaggio vacanze, dei calzoncini con vistosi rododendri colorati, una canottiera blu elettrico sotto la quale si cela – ma non tanto – un ventre prominente e fra le labbra il canonico mozzicone di sigaretta.

«Scuola non ne ho mai voluta – spiega senza mezzi termini –, alla licenza media ci sono arrivato prima di partire per la visita militare. Ho provato a fare il muratore, ma mi davano solo 700 euro al mese e poi mi stancavo. Certo, questo non e proprio un lavoro vero, però ogni giorno mi porto a casa le mie 40-50 euro e, per le feste, arrivo anche a sessanta. E poi sto con gli amici», dice indicando i suoi “colleghi”.

Adesso Salvo pensa a mettere su famiglia, la sera non esce più, fuma di meno e i soldi che guadagna li mette da parte per comprare i mobili di casa, «due stanze», precisa, che lui e la sua ragazza – che chiameremo Rosy – hanno già affittato.

«Qui lo sanno tutti che mi devo sposare – continua – e mi lasciano scaricare più carrelli. Anche il picciotto della zona che viene per il pizzo mi rispetta e non mi chiede soldi».

Ma quanto si paga per lavorare? «Io non ho mai dato una lira o un euro – risponde Salvo – perché quando “lui” e venuto la prima volta dicendoci che lo mandava “chi sappiamo noi” e che voleva 20 euro ogni giorno da ognuno di noi, io, che mi devo sposare, ho preso Rosy e le ho detto: “Accompagnami da una persona che poi ti spiego”».

E dopo? «Dopo sono andato da questa persona che non si può dire», continua Salvo quasi sottovoce, poi esita, si ferma.

Riprende: «Allora… Lui sta sempre in una bettola della zona. Mi sono presentato tenendo per mano Rosy, perché certa gente le femmine le rispetta sempre, e gli ho detto: “Io mi devo sposare e se le do i soldi non so come pagare i mobili”».

Lui cos’ha fatto? «Beh, nel frattempo la mia ragazza lo guardava fisso negli occhi. Allora lui ha chiamato il picciotto della zona e gli ha detto, davanti a me, di rispettarmi e di non farmi pagare niente fino al matrimonio. Anzi gli ha anche detto di trovarmi un supermercato dove si facevano più soldi».

Insomma, Salvo, è finita bene: non paghi e, in più, “lavori” in un posto migliore.

«Sì, in fondo sono contento. Però, il problema resta: dopo che mi sarò sposato, il pizzo lo dovrò pagare lo stesso. E qui e anche più alto di altre zone. Come farò a campare?».

Già. «Mah, io una cosa l’ho già pensata», dice Salvo meditabondo.

Cosa? «Se “quella persona” mi ha rispettato per il matrimonio, sicuramente lo farà anche quando mi nascerà il primo figlio. E non è detto che poi al primo bambino non gli faccia i fratellini».

E se non funziona? «Allora ci vado con Rosy e il bambino. Hai mai visto qualcuno che non si commuove davanti ad un bambino?».

Autore Davide Romano
Categoria Cultura e Spettacolo
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