Donald Trump è sempre più prigioniero di se stesso e dell'immagine che ha venduto per farsi eleggere presidente. E per la seconda volta in pochi giorni, persino il partito repubblicano, il suo partito, anche se più correttamente si dovrebbe dire il partito a cui si è associato, ha preso le distanze dalle sue dichiarazioni.

La prima volta volta è stata quando Trump ha dichiarato di non essere sicuro che avrebbe potuto accettare il risultato delle urne in caso di sconfitta. 

La seconda volta risale a 24 ore fa, quando Trump, durante il primo dibattito con il suo avversario alle presidenziali, Joe Biden, si è rivolto ad un ben noto gruppo armato suprematista, dichiaratamente fascista e responsabile di numerosi episodi di violenza, i Proud Boys, dicendo: "Proud Boys, stand back and stand by", che può essere tradotto con "state pronti ad intervenire".

Così, mercoledì, il senatore Mitch McConnell del Kentucky, leader dei repubblicani al Senato, ha definito "inaccettabile non condannare i suprematisti bianchi", mentre il senatore Lindsey Graham, eletto nella Carolina del Sud, ha detto che il presidente dovrebbe "dichiarare apertamente che i Proud Boys sono un'organizzazione razzista contraria agli ideali americani". Anche Tim Scott, anche lui rappresentante della Carolina del Sud ed unico repubblicano nero alla Camera, ha dichiarato che la supremazia bianca dovrebbe essere disconosciuta in ogni occasione: "Penso che Trump abbia sbagliato a dire quel che ha dichiarato, penso che dovrebbe correggersi e se non lo fa significa che è quello che voleva dire".

Ed ecco come Trump si è dissociato:

"Non so chi siano i Proud Boys"... 

E perché non dar credito a Trump? Probabilmente dice il vero. Infatti, prima di essere un fascista è banalmente un opportunista. 

Nel momento in cui ha capito che in politica (qualunque siano state le ragioni che lo hanno portato a candidarsi come presidente degli Stati Uniti) poteva avere successo facendosi passare per un estremista di destra, ha fatto credere di esserlo e di esserlo sempre stato.

A Trump non interessa la politica, non interessano le ideologie e probabilmente non gli interessano neppure gli affari, escludendo il denaro che gli possono procurare: a lui interessa... se stesso. Sicuramente psicologi e psichiatri hanno una o più caselle in cui catalogare Trump per ciò che dice e ciò che fa, anche se questo non risolve il problema. 

Il problema sta nel fatto che uno come Trump non dovrebbe rappresentare nessuno, non dovrebbe rappresentare degli elettori e non dovrebbe rappresentare un'intera nazione, soprattutto la nazione che per ragioni economiche e militari può essere considerata come riferimento per gran parte dei Paesi occidentali. 

Ma poiché questo è ciò che è accaduto e continua ad accadere, allora bisogna anche tener conto che la democrazia negli Stati Uniti è, in questo momento, molto più a rischio di quanto non lo sia stata in passato, e questa non può essere una buona notizia per i Paesi che hanno assunto gli Stati Uniti come modello di riferimento per il proprio sviluppo politico, economico, sociale e continuano ad avere gli Stati Uniti come loro principale partner.