Ogni promessa è debito. Così la "sora premiere" ha onorato quanto aveva annunciato durante la conferenza stampa alla fine della sua visita in Germania a chi aveva avuto l'ardire di chiederle conto delle "bischerate" (toscanismo collegato all'origine di chi ha fatto tali dichiarazioni) dette da Donzelli alla Camera durante una discussione in cui, oltretutto, si parlava d'altro.

Giorgia Meloni lo ha fatto non rispondendo a delle domande, ma inviando una lettera - metodo molto più comodo e meno imbarazzante - al Corriere della Sera.

Questo è ciò che ha scritto:

Caro direttore,da diversi giorni vengo accusata, da esponenti delle opposizioni e dei media, di reticenza in relazione all’acceso dibattito su Alfredo Cospito svoltosi alla Camera, che ha visto coinvolti tra gli altri l’onorevole Donzelli e il Sottosegretario Delmastro.Della vicenda mi è stato chiesto ieri, quando durante una conferenza stampa con il Cancelliere Scholz a Berlino, e di fronte ai media internazionali, giornalisti italiani mi hanno interrogato su questo, evidentemente meno interessati alla trattativa che stavo conducendo nell’interesse italiano in vista del prossimo Consiglio Europeo straordinario. Ho preso l’impegno di rispondere e lo faccio ora, segnalando che la ragione per la quale non sono intervenuta finora è che ho tentato di non alimentare una polemica che considero, per tutti, controproducente.Le spiego perché. A monte: sicuramente i toni si sono alzati troppo, e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso.Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media.Ci sono in questo polverone, a mio avviso, aspetti chiaramente strumentali.Trovo singolare che ci si scandalizzi perché in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private - queste sì da non divulgare - divengono spesso di pubblico dominio.Trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di «essere la mandante morale delle morti in mare» o di guidare un «partito eversivo», per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto «sputare sangue».Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione. E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto - da quello che riporta la stampa sulla vicenda - dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata.Detto ciò, io credo che il punto sia un altro. Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando. E non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all’università La Sapienza di Roma, che definiscono «assassini» il Presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico.Mentre si continua a pensare che questa questione possa essere utilizzata per attaccare il governo o l’opposizione, ieri è stato necessario assegnare la scorta all’on. Donzelli e ai Sottosegretari Delmastro e Ostellari, e ovunque compaiono minacce alle istituzioni italiane, qui in patria e all’estero.È chiaro che non ci troviamo davanti a una delle tante polemiche che agitano il mondo politico, ma a una situazione dai contorni decisamente inquietanti che rischia di avere conseguenze gravi. A uno scenario che richiede prudenza e cautela ma che deve vedere compatto lo Stato, in tutte le sue articolazioni e componenti, a difesa della legalità.È un appello che rivolgo a tutti, politici, giornalisti, opinionisti. Perché non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque.

Non si è fatta attendere la risposta del Pd, diffusa in una nota a firma del segretario Enrico Letta e delle capogruppo dem al Senato e alla Camera, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani:

Dopo giorni di attesa sono arrivate le parole dell’onorevole Giorgia Meloni. Pensavamo che fossero le parole di un Presidente del Consiglio preoccupato di comporre l’unità e la coesione del paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l’opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo. Riteniamo davvero molto grave che la Presidente del Consiglio non consideri la diffusione di documenti dichiarati dal Dap non divulgabili come una ragione per le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia, Delmastro. E riteniamo altrettanto grave che non senta il dovere di prendere le distanze dall’uso diffamatorio verso il Partito democratico che il coordinatore del suo partito, nonché vice presidente del Copasir, Donzelli, ha fatto di quelle notizie riservate. Le affermazioni della Presidente Meloni sulla necessità di comportamenti responsabili ci inducono a ricordarle che il Pd ha nel suo dna la tutela della libertà, della democrazia, delle istituzioni repubblicane, dello Stato di diritto ed è e sarà sempre un costruttore di unità e coesione nazionale. Su questo terreno, Presidente, Meloni ci troverà sempre tutti uniti. Non è pertanto a noi che l’appello va rivolto ma a Fdi, di cui lei è leader e presidente, che ha infranto con accuse diffamanti e calunniose questa unità politica proprio in uno dei momenti parlamentari più importanti, il voto per l’istituzione della Commissione Antimafia.Ricordi che a parlare per noi sono la nostra storia, la linearità dei nostri comportamenti e i tanti caduti del nostro campo, vittime della nostra intransigenza nei confronti del terrorismo. La stessa fermezza che teniamo oggi verso tentativi di sovvertimento dell’ordine costituito che non ci vedono e non ci vedranno mai ambigui. 

C'era da aspettarsi qualcosa di diverso dalle parole della Meloni? No, visto che la vicenda è stata "montata" dal coordinatore del suo partito, Giovanni Donzelli, da sempre noto agitatore/provocatore.  Difficile, pertanto, che quanto accaduto sia accaduto per caso.

La necessità di trovare costantemente nuovi nemici è, per certi politici, il solo strumento che hanno per alimentare il consenso. Uno strumento ancor più necessario adesso perché la sora Meloni non è più all'opposizione ma al governo ed è chiamata a rispondere delle sue tante promesse.

Per questo, qualsiasi vicenda da utilizzare come strumento di distrazione di massa verrà utilizzata o creata all'uopo.

Per questo la vicenda Cospito è diventata un caso, ben al di là delle sue dimensioni, alimentata dagli odierni Protagora di Abdera,  Gorgia di Leontini, Trisicrates di Efeso, Antistene di Atene... e altri ancora reincarnatisi nei vari Sallusti, Del  Debbio, Borgonovo e così via che sui media si affannano a voler dimostrare che il giorno è la notte e la notte è il giorno per far credere ai beoti che gli danno credito che anche stavolta la sora Meloni abbia ragione da vendere... come al tempo in cui ululava ai quattro venti 

"me dovete da da' er girado... vojo vede le 100 ore de girado"...

per evitare di ammettere - nonostante le evidenze - che i suoi patrioti non erano patrioti ma semplici camerati.

E adesso dovremmo esser qui a pretendere che la sora Meloni e il suo circo facciano politica e governino sulla base della logica e dei fatti, nonostante abbiano avuto il coraggio  di licenziare un provvedimento, contro le navi delle ong, che come era evidente fin da subito non poteva avere altra conseguenza se non aumentare il numero dei morti tra coloro che tentano di attraversare il Mediterraneo? Ma non scherziamo.

Alla sora Meloni e ai post-fascisti che la sostengono si può rispondere solo facendo opposizione... sempre e comunque, senza offrire alcuna sponda e alcun dialogo... perché con i fascisti non si dialoga.