Nelle carceri turche non c'era più posto. Per gli oltre 35.000 arrestati in "odore di golpe". E così, fuori uno, dentro uno: sono 38.000 i detenuti cosiddetti comuni, liberati in queste ore.

E per fortuna che sono solamente 17.000 gli individui - fermati subito dopo il golpe e nel corso delle purghe erdoganiane - che non sono stati rilasciati. Perché, se così non fosse stato, i detenuti rimessi in libertà sarebbero stati molti di più.

Questo però avrebbe creato non pochi problemi al governo turco: ora, invece, ha trovato una motivazione "ufficiale" e "credibile" per le scarcerazioni di massa, che consente un salvataggio della faccia in extremis, lasciando passare in sordina l'attività di repressione in atto.

LA NOTIZIA CORRE SU UN TWEET

Potenza della tecnologia e dei rinnovati metodi di comunicazione; la notizia delle scarcerazioni e della motivazioni che ne sono all'origine, arriva con un tweet postato dal ministro della Giustizia, Bekir Bozdag con una precisazione: non si tratta di un'amnistia ma di un rilascio condizionato. La misura esclude i detenuti colpevoli di omicidio, violenza domestica, abusi sessuali o reati contro lo Stato e coloro che si sono macchiati di reato dopo il 1 luglio.

Il provvedimento rientra in quelli possibili e contemplati dallo "stato di emergenza" di tre mesi, dichiarato dal governo turco immediatamente dopo il golpe; condizione che legittima tutte le azioni repressive compiute, dagli arresti di massa alla chiusura dei media e delle università.

ORA TOCCA AGLI IMPRENDITORI

Sono almeno 50 gli imprenditori arrestati per sospetta collusione con Gulen, che Erdogan ritiene essere l'ideatore del golpe -e che avrebbe agito dagli USA dove si trova in esilio volontario del 1999 -.

Il quotidiano Hurriyet ha riferito che la polizia ha effettuato numerose perquisizioni presso la Akfa Holding e la catena di supermercati A101, il cui proprietario, Turgut Aydin, è  fra gli oltre 50 arrestati, come Fatih Aktas, presidente di Akfa, e sua moglie. Secondo Hurriyet, la polizia ha ottenuto mandati di arresto per 120 persone in totale. A ciò, si sommano gli oltre 2.000 poliziotti rimossi dall'incarico, le centinaia di membri delle Forze Armate e dell'Ente turco per le tecnologie dell'informazione (Btk).

ESTRADIZIONE SI, ESTRADIZIONE NO

Il governo turco non ha mai abbandonato le sue posizioni, e continua a richiedere a gran voce l'estradizione di Gulen agli Usa.

Certo, all'ex Imam ed ex delfino di Erdogan, non basterebbe una vita, se fosse estradato, per scontare i reati di cui è accusato: per lui, sono stati chiesti due ergastoli e 1.900 anni di carcere.

Dal canto suo, il Governo USA continua a "nicchiare" sulla richiesta di estradizione.