Politica

16 dicembre: sciopero generale

Fisco, pensioni, politiche industriali, contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà, sanità, non autosufficienza e scuola, questi i punti critici dell'ultima legge di bilancio, considerata inadeguata da Cgil e Uil, e per la quale le due confederazioni hanno deciso di proclamare lo sciopero generale per il 16 dicembre.

Per Cgil e Uil, infatti, la manovra "non ridistribuisce ricchezza, non riduce le disuguaglianze e non genera uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile".

Cinque le manifestazioni a livello nazionale:

a Bari, in Piazza Libertà, con la partecipazione delle delegazioni di Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, con gli interventi di Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Cgil e di Domenico Proietti, segretario confederale Uil;

a Milano, in Piazza Castello per tutte le regioni del Nord, Lombardia, Piemonte, Liguria, Trento, Bolzano, Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia. Tra gli interventi, quelli delle Segretarie confederali Cgil e Uil Tania Scacchetti e Ivana Veronese;

a Cagliari e Palermo, le manifestazioni sono organizzate in piazza dei Centomila e in Piazza Verdi. A Cagliari, le conclusioni sono affidate al Segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli; a Palermo, alla Segretaria confederale della Uil, Tiziana Bocchi, e al Segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli.

La manifestazione principale è stata organizzata a Roma, in Piazza del Popolo, dove sono confluite le delegazioni di Lazio, Campania, Toscana, Abruzzo, Molise, Umbria, Marche, Romagna, dove sul palco sono presenti i segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri.

Questo il commento allo sciopero nell'editoriale di Stefano Milani su Collettiva.it:

C'è chi lo boicotta e chi lo schernisce. Noi lo difendiamo e lo sostentiamo come strumento di lotta e rivendicazione. Perché la giustizia sociale, il lavoro, il futuro, l'uguaglianza non sono valori da barattare ma da difendere e tutelare ogni giorno.Inatteso, surreale, grottesco, ingiustificato, irresponsabile, schizofrenico, disastroso, vergognoso, svantaggioso, impresentabile, deleterio, imbarazzante, dannoso, ridicolo, patetico, controproducente, eversivo, vile, sfigato, paradossale, ideologico, pericoloso, folle.No, non è il giudizio sul governo Draghi, bolscevichi lettori di Collettiva che non siete altro. Questo lungo elenco di affettuosi epiteti, apparso sui principali giornali e tv di tutto il Paese in questi ultimi giorni, si riferisce al vecchio e vituperato sciopero generale. Ricordate? La possibilità di incrociare le braccia... quel diritto che si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano... articolo 40 della Costituzione... quella robetta lì, insomma.Un diritto osteggiato dai nostri governanti e dai loro sodali compagni di ventura con una saccenteria e cattiveria che nemmeno Nikolaj Vsevolodovič Stavrogin ne I demoni di Dostoevskij. Ma di cosa hanno paura? Di quali spiriti malefici temono rappresaglie? Ci rimarranno male i corvi appostati sull’obelisco di piazza del Popolo a Roma e nelle altre agorà del lavoro di Milano, Bari, Palermo e Cagliari nel vedere quella gente. Tanta gente. Persone in carne, ossa e mascherina a manifestare un disagio non più silente e che stride con il sorriso a trentasei denti e a reti unificate di Palazzo Chigi.Resteranno a bocca aperta nel vedere piazze pacifiche e colorate. Certo, un po’ più incazzate del solito vista la posta in gioco. Una delle rare occasioni per ricordare al governo che non si accontentano del pane raffermo, ma vogliono anche le rose, e le vogliono pure belle e appena fiorite. Che la pandemia non può essere il solito alibi in cui mettere in pausa la democrazia e anestetizzare il dissenso. Che le disuguaglianze non si combattono occultando il cadavere di chi sta peggio. Che la precarietà non può considerarsi una forma dignitosa di vita nell’Italia del nuovo rinascimento draghiano. Che il lavoro va difeso a prescindere e che un licenziamento via whatsapp è un crimine contro l’umanità.Che le tasse si pagano con progressività e senza strizzare l’occhio al furbetto del Suv in doppia fila. Che il salario deve arrivare fino all'ultimo giorno del mese e magari pure avanzare. Che ai giovani non va più data la speranza del sol che non sorge mai, ma la concretezza di poter pagare un mutuo e mettere su famiglia. Che la pensione deve essere un diritto e non una mancia. Che l’uguaglianza di genere non dura il tempo di una mimosa. Che quando si pronuncia la parola “futuro” il magone non ci deve togliere il respiro.È da folle pensare tutto questo? Pazienza. Bertrand Russell sosteneva: “L’equilibrio tranquillizza, ma la follia è molto più interessante”. Buono sciopero generale a tutti.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Politica
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