Dal 1 al 7 agosto ricorre la Settimana Mondiale per l’Allattamento materno (che però in Italia come in altri paesi d'Europa si celebra dal 1 al 7 ottobre). In occasione dell'appuntamento, UNICEF e OMS hanno presentato un nuovo rapporto, Capture the Moment (Cogli l’attimo), in cui si stima che circa 78 milioni di bambini, 3 su 5, non vengono allattati nella prima ora di vita, essendo così esposti ad un rischio più alto di morte e malattie e avendo meno probabilità di continuare ad essere allattati. La maggior parte di questi bambini è nato in paesi a basso e medio reddito.


I tassi di allattamento nella prima ora dopo la nascita sono più alti in Africa Orientale e Meridionale (65%) e più bassi in Asia Orientale e nel Pacifico (32%). Circa 9 bambini su 10 nati in Burundi, Sri Lanka e Vanuatu sono allattati nella prima ora, rispetto a solo 2 bambini su 10 nati in Azerbaijan, Ciad e Montenegro.


Il rapporto rileva che i neonati allattati nella prima ora di vita hanno molte più probabilità di sopravvivere. Anche un ritardo di poche ore dopo la nascita può avere conseguenze letali. Il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno stimolano la produzione del latte nella madre, compreso il colostro - chiamato anche “primo vaccino” del bambino, estremamente ricco di nutrienti e anticorpi.

«Quando si tratta di iniziare ad allattare, il tempismo è tutto. In molti paesi può anche rappresentare una questione di vita o di morte - ha dichiarato Henrietta H. Fore, Direttore generale UNICEF. - Eppure ogni anno, milioni di neonati non hanno la possibilità di beneficiare dell’allattamento subito dopo la nascita e le ragioni – troppo spesso – sono aspetti che possiamo cambiare. Le madri semplicemente non ricevono abbastanza supporto per allattare nei primi minuti fondamentali dopo la nascita, anche dal personale medico nelle strutture sanitarie.»


Il rapporto Capture the Moment, attraverso un’analisi di dati di 76 paesi, ha rilevato che nonostante l’importanza dell’inizio dell’allattamento subito dopo la nascita, troppi neonati vengono lasciati ad aspettare a lungo.

Questi i motivi principali del ritardo.

Alimentazione dei neonati con alimenti o bevande, che includono anche le formule per lattanti: pratiche comuni, come quella di gettare via il colostro, anziani che alimentano i bambini con miele o operatori sanitari che danno ai neonati altro liquidi come acqua e zucchero o formule, ritardano la prima fondamentale poppata del neonato con la madre.

L’aumento del numero di tagli cesarei: in Egitto, i tassi di taglio cesareo sono più che raddoppiati tra il 2005 e il 2014, dal 20% al 52%. Durante lo stesso periodo, i tassi di allattamento subito dopo la nascita sono diminuiti dal 40% al 27%. Uno studio su 51 paesi mostra che i tassi di allattamento subito dopo la nascita sono sensibilmente più bassi tra i neonati nati da taglio cesareo. In Egitto, solo il 19% dei bambini nati da taglio cesareo viene allattato nella prima ora dalla nascita, rispetto al 39% dei bambini nati con parto naturale.

Lacune nella qualità delle cure fornite alle madri e ai neonati: secondo il rapporto, la presenza al parto di personale qualificato non sembra incidere sui tassi di allattamento subito dopo la nascita. In 58 paesi tra il 2005 e il 2017, i parti presso i punti nascita sono aumentati di 18 punti percentuali, mentre i tassi di allattamento precoce sono aumentati di 6 punti percentuali.

In molti casi, i bambini sono stati separati dalle loro madri immediatamente dopo la nascita e il supporto offerto da operatori sanitari è limitato. In Serbia, il tasso è incrementato di 43 punti percentuali dal 2010 al 2014 grazie agli interventi per migliorare le cure ricevute dalle madri alla nascita.

Gli studi precedenti, citati nel rapporto, mostrano che i neonati che hanno cominciato ad attaccarsi al seno tra la 2a e la 23a ora dopo il parto hanno un rischio più alto del 33% di morire rispetto a quelli allattati nella prima ora dalla nascita. Tra i neonati che hanno cominciato a poppare un giorno dopo (o anche più) la nascita il rischio era alto più del doppio.

Il rapporto offre anche delle indicazioni per migliorare la situazione, chiedendo ai governi e ai "decision maker" di adottare forti misure legali per limitare la commercializzazione di formule o altri sostituti del latte materno.