Due importanti convegni organizzati dal Centro per la Filosofia Italiana
Il Centro per la Filosofia Italiana, con sede a Terni e presieduto da Aldo Meccariello, continua ad essere sempre molto attivo nell’ambito della convegnistica specializzata nella ricerca filosofica.
Due i convegni organizzati prossimamente dal Centro per la Filosofia Italiana: uno dedicato alla Scuola e l'altro al rapporto tra la filosofia italiana e il pensiero di Nietzsche.
La scuola è stata al centro di molteplici attenzioni specialistiche, da parte di pedagogisti, di sociologi, di sindacati di categoria, di consulenti di ministri, di commissione di studi, ma non è stata mai, salvo rare occasioni, una questione nazionale.
Qualcosa di profondo è accaduto nella scuola italiana che va sicuramente ripensata a cento anni dalla Riforma di Giovanni Gentile. L’ideale della paideia, gentiliano e crociano, ha ceduto lentamente ma inesorabilmente il passo ad un pedagogismo scientista, che chiama in causa come proprio referente una mente totalmente spossessata di un senso dell’agire che non sia l’operare macchinico: il compito del percorso didattico diviene quello di implementare in essa competenze e abilità operative per risolvere problemi dati, al di là di ogni definizione della realtà umana in termini esistenziali o storico-politici.
La riforma gentiliana, al di là dalle possibili critiche che ad essa possono muoversi”, aveva una precisa fisionomia, che concepiva la scuola come una paideia, al cui vertice vi era la filosofia; la configurazione epistemica era chiara: i saperi tecnico-scientifici erano subordinati al sapere filosofico, nel quale il Soggetto libero si comprendeva producendosi e si produceva comprendendosi. La Costituzione repubblicana del ’48 non mutò la scuola gentiliana nella sua struttura, ma a tutela dell’insegnante scrisse parole che dovrebbero valere nella lettera e nello spirito per sempre.
L’idea è che il centro di gravità dei processi educativi debba passare dal sapere al saper fare e al saper essere, dalle conoscenze alle abilità e alle competenze. L’obiettivo del convegno, la cui prima parte si è tenuta a Terni il 18 e 19 ottobre e prosegue il 20 e il 21 ottobre a Frascati – Villa Falconieri- è provare e verificare in più direzioni disciplinari se sia possibile disegnare un nuovo progetto di processi educativi, al riparo dalla sorveglianza digitale che ha subito un’accelerazione in tempi di pandemia.
Altro Convegno del Centro per la Filosofia italiana – degno di attenzione è “Per Nietzsche” che si terrà a Sorrento il 10 e l’11 Novembre.
Il pensiero italiano si è sempre confrontato con l’opera di Friedrich Nietzsche con un atteggiamento non immune dal «servo encomio» e dal «codardo oltraggio». Probabilmente, questo approccio ambivalente ha determinato la fortuna del pensatore tedesco in Italia e ha prodotto un capitolo centrale nella storia della cultura e della filosofia nel corso del Novecento. L’Italia fu per Nietzsche un luogo di formazione e di attrattiva ove trascorse, dopo il congedo dall’Università di Basilea, lunghi soggiorni tra Genova, Venezia, Roma, Sorrento, Messina e Torino. Il primo scritto compiuto sulla sua opera fu redatto il 25 settembre 1892, nelle pagine culturali de “Il Mattino” di Napoli quando apparve l’articolo, La bestia elettiva, firmato da Gabriele D’Annunzio. Da allora, c’è stato un flusso ininterrotto di studi, letture, interpretazioni, traduzioni del Nietzsche, filosofo, artista e politico che sovente si intrecciavano con le stagioni politiche della storia italiana, i cui temi portavano un valore aggiunto di criticità a supporto dei vari momenti storici (dal fascismo alla fine della seconda guerra mondiale fino all’età repubblicana). Poi la svolta agli inizi degli anni ’60 quando due coraggiosi e rigorosi filologi italiani, Giorgio Colli e Mazzino Montinari, avviarono l’edizione critica di tutti gli scritti per la casa editrice Adelphi, restituendo al dibattito politico-filosofico un Nietzsche italiano fuori dagli asfittici parametri ideologici.
Il convegno del Centro per la filosofia italiana che si svolge a Sorrento vuole provare a ricostruire alcune significative interpretazioni italiane di Nietzsche per tracciare, non tanto un bilancio, ma la fecondità teoretica e storiografica del pensiero italiano nell’impatto con una filosofia radicale e irriverente della modernità.