C'era una volta la politica degli ideali, quella in cui l'uomo poteva contare o meno, ma veniva sempre dopo l'ideologia. Venne poi il tempo della politica dei partiti, quello in cui contava far vincere il simbolo e il fine giustificava anche il più vergognoso trasformismo. Oggi siamo in una nuova fase, cioè la politica dell'egocentrismo, dove conta l'uomo prima del partito, mentre l'ideologia è completamente sparita.
Avevamo Berlusconi e Salvini. Il primo ha creato un partito e ora lo tiene in ostaggio, tanti vorrebbero liberarsene ma pochi sono disposti a rinunciare al suo potere economico e alla sua potenza nel mondo dei mass media. Il secondo ha saputo cancellare l'identità della Lega Nord, trasformandola nel "partito di Salvini", ed è così potente da non venire messo in dubbio nemmeno quando, con una mossa azzardata e un errore di valutazione, è riuscito a perdere il Governo di cui era ormai leader indiscusso.
Al duo detto sopra, da tempo si è aggiunto un terzo soggetto: Matteo Renzi. L'ex segretario del PD riuscì a sfruttare i malumori interni al partito nei confronti dell'ex classe dirigente, colpevole di tanti fallimenti elettorali e soprattutto troppo legata (almeno ufficialmente) a quel briciolo di sinistra che era rimasto, e con una rapida ascesa divenne leader del partito. Non contento, da semplice segretario divenne il Berlusconi del centrosinistra, cioè il vero capo del partito, e tutte le discussioni inerenti le sue politiche divennero un plebiscito sulla sua leadership politica, ci basti ricordare che arrivò a dire che avrebbe lasciato la politica qualora avesse perso il referendum (promessa, come prevedibile, mai mantenuta). Non dimentichiamo, per avere un'altra prova a sostegno della mia tesi, che preferì consegnare Roma ai 5 Stelle piuttosto che tenere un sindaco PD non appartenente alla sua ala.
Nella politica dell'egocentrismo, non contano ideologie né partiti, ma conta solo l'uomo. Questo spiega facilmente come, in un momento storico così delicato per il PD, Renzi non abbia esitato a sfasciarlo senza nemmeno attendere l'imminente Leopolda, dove avrebbe potuto provare a sanare le rotture. Piuttosto che essere parte di un soggetto politico forte (comunque il PD conta ancora più del 20% delle preferenze), vuole correre da solo e comandare tutto lui. Esattamente come Berlusconi, che preferisce essere il solo a comandare e tenere Forza Italia sotto il 10% piuttosto che farsi da parte; esattamente come Salvini, che non ha minimamente pensato di dare le dimissioni nonostante abbia fatto perdere al partito la posizione nel Governo per un suo errato calcolo.
Se in Italia in questo momento si dovesse fondare il partito dell'egocentrismo, con alla guida i vari Berlusconi, Renzi e Salvini, ma anche con soggetti meno fortunati come Calenda, di sicuro prenderebbe almeno l'80% dei voti. Poi politiche, idee e azioni di governo poco importano; nella politica di oggi sono cose secondarie.