Qualche giorno fa Coldiretti aveva lanciato un allarme per gli ortaggi e la frutta di origine italiana. A minacciarla la concorrenza di quella proveniente da altri paesi, venduta a prezzi troppo bassi rispetto ai costi che devono sostenere le nostre aziende. La siccità non era il probelma.

Invece, la mancanza d'acqua è determinante nel nuovo allarme diffuso oggi, sempre da Coldiretti, che denuncia uno "stress da caldo anche per gli animali nelle case, nei pascoli, negli alveari, nei pollai e nelle stalle dove le mucche con le alte temperature stanno producendo fino al 20% per cento circa di latte in meno rispetto ai periodi normali".

Ma la situazione è ben più allarmente di quanto si possa pensare. Infatti, in molte regioni, da nord al sud della penisola - comprese le isole - vi è anche un'emergenza mortalità. E questo non riguarda solo gli animali da allevamento.

Infatti, anche gli animali domestici - ricorda Coldiretti - come cani e gatti possono soffrire l’eccesso di calore, perché sudano poco. Tutto questo può essere molto pericoloso e portare l’animale, in condizioni estreme, anche alla morte.

È molto importante fare in modo che stiano sempre al riparo dal sole e in luoghi ben areati. Se necessario, installare sistemi di ventilazione supplementari, ma soprattutto garantire sempre dell’acqua e non lasciarli mai soli nelle macchine al chiuso."

La situazione nelle stalle è grave. Oltre alla carenza di fieno - causa siccità dei campi -necessario alla loro alimentazione, mucche e pecore sono stressate dal gran caldo, considertando che il loro clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi. Questa situazione fa sì che gli animali mangino poco, bevano molto e producano meno latte.

"In loro soccorso sono già scattate le contromisure anti afa dove nelle stalle gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere, con le alte temperature di questi giorni, fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi. In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura."

Tutto questo significa, per i produttori, un maggior aggravio dei costi per i maggiori consumi di acqua ed energia che non è certo compensato dal calo della produzione di latte.