Le violazioni subite nell'ultimo decennio dai lavoratori migranti impiegati in tutti i progetti relativi ai mondiali di calcio del 2022 in Qatar sono state prese ben poco in considerazione.

Secondo il diritto internazionale e le stesse regole della Fifa, tanto questa quanto il Qatar hanno l'obbligo e la responsabilità di prevenire violazioni dei diritti umani e fornire rimedi alle vittime. La somma che Amnesty International e altre organizzazioni stanno sollecitando è del tutto giustificabile data la quantità di violazioni subite e rappresenta una piccola parte dei sei miliardi di dollari che la Fifa ricaverà dai mondiali di calcio.

Amnesty International chiede pertanto alla Fifa e al Qatar di attuare un programma di risarcimenti che veda il pieno coinvolgimento di lavoratori, sindacalisti, gruppi della società civile e dell'Organizzazione internazionale del lavoro, basato sull'esperienza di precedenti programmi del genere, come quelli relativi al disastro del Rana Plaza del 2013 in Bangladesh, in cui persero la vita oltre 1300 lavoratori e lavoratrici.

Guardando oltre gli attuali mondiali di calcio, Amnesty International chiede alla Fifa di garantire che le violazioni dei diritti umani dei lavoratori migranti non si ripetano e di assicurare che ogni successiva assegnazione di tornei ed eventi calcistici sia preceduta da una rigorosa valutazione relativa ai rischi di violazioni dei diritti umani e accompagnata da chiari piani d'azione per prevenire e mitigare le possibili violazioni individuate.

I nuovi criteri basati sui diritti umani sono stati applicati per quanto riguarda le candidature ai mondiali di calcio del 2026 ma non altrettanto è stato fatto per quanto riguarda i mondiali di calcio per club del 2021, assegnati prima alla Cina e poi svoltisi nel febbraio 2022 negli Emirati Arabi Uniti.

Ma quando siamo ormai a pochi giorni dal calcio d'inizio, la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) e il suo presidente Gianni Infantino non hanno rilasciato dichiarazioni che li impegnino a risarcire i lavoratori migranti per i danni subiti durante la preparazione del torneo.

“A meno che non rompa il silenzio sul tema dei risarcimenti, Infantino pare voler rifiutare l'opportunità aurea che i Mondiali lascino un'eredità di rispetto e onore per i lavoratori che li hanno resi possibili. Gli sono state presentate fior di prove sulle conseguenze umane degli ultimi 12 anni e una proposta per aiutare le vittime e le loro famiglie a rifarsi una vita. Il messaggio da Zurigo e Doha non può solo concentrarsi sul calcio”, ha dichiarato Steve Cockburn, direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International.“La Fifa non può usare lo spettacolo dei Mondiali per venir meno alle sue responsabilità. Ha un chiaro dovere nei confronti dei danni subiti da centinaia di migliaia di lavoratori mentre costruivano gli stadi e le infrastrutture necessari per lo svolgimento del torneo. Un impegno pubblico in favore di un fondo di risarcimento, sebbene non possa annullare il passato, rappresenterebbe un grande passo avanti. Il tempo è agli sgoccioli ma non è ancora troppo tardi perché la Fifa faccia la cosa giusta”, ha aggiunto Cockburn.

Nel maggio 2022 Amnesty International e una coalizione di organizzazioni hanno lanciato una campagna per chiedere al Qatar e alla Fifa di avviare un programma complessivo di rimedi per le centinaia di migliaia di lavoratori vittime di tasse di assunzione illegali, salari non pagati, ferimenti e decessi. Finora, Infantino non ha replicato in alcun modo alla lettera congiunta inviatagli all'inizio della campagna e ha sempre evitato di affrontare in pubblico il tema dei risarcimenti.

La proposta del programma di rimedi ha ottenuto ampio sostegno da parte di una decina di associazioni calcistiche (tra le quali Inghilterra, Germania, Francia, Paesi Bassi e Usa), degli sponsor dei Mondiali Coca Cola, Adidas, Budweiser e McDonalds e, con un video diventato virale il mese scorso, della nazionale di calcio dell'Australia.

Sebbene alti dirigenti della Fifa abbiano riconosciuto l'importanza dei risarcimenti, la governance del calcio e il suo presidente non hanno mai fatto alcuna dichiarazione pubblica. Un sondaggio globale commissionato da Amnesty International in 15 stati ha rivelato che l'84 per cento delle persone che probabilmente vedranno i Mondiali è a favore della proposta.

Il 4 novembre Gianni Infantino ha scritto alle 32 nazioni finaliste dei Mondiali di Qatar 2022 sollecitandole a “concentrarsi sul pallone” e a lasciare da parte le questioni relative ai diritti umani. Poco prima, il ministro del Lavoro del Qatar aveva liquidato la campagna di Amnesty International come “una trovata pubblicitaria”.


Va però riconosciuto che la Fifa, comunque, dei risarcimenti li riconoscerà senz'altro, tanto da aver già stanziato in proposito la cifra di 209 milioni di dollari.

A chi? Ma alle squadre di club che hanno messo a disposizioni delle rispettive nazionali i loro giocatori.

Infatti, in base al "FIFA Club Benefits Programme", ogni club riceverà 10mila dollari per ogni giorno in cui un suo giocatore è impegnato nel Mondiale, a partire dalla fase di preparazione. In tal modo, più una Nazionale proseguirà il suo percorso nel torneo, maggiori saranno gli introiti per la squadra di calcio di appartenenza.

Queste le cifre a cifra che un club potrà incassare per ciascuno dei suoi calciatori impegnati in Qatar calciatore sulla base del traguardo raggiunto:

  • fase a gironi – 180mila dollari
  • ottavi di finale – 220mila dollari
  • quarti di finale – 280mila dollari
  • semifinali – 320mila dollari
  • finale – 370mila dollari


Pertanto, mentre le persone che hanno permesso che si realizzassero i mondiali di calcio non hanno ricevuto, al momento, alcuna garanzia di essere pagati o risarciti per il lavoro svolto, spesso, sotto forma di schiavitù, i club - in alcuni casi ricchissimi - riceveranno un risarcimento che potrebbe arrivare fino a quasi 400mila dollari al giorno.

Tutto questo è normale? Ma soprattutto, tutto questo è giusto... nel 2022?