I governi di diversi Paesi membri della Nato - soprattutto del nord Europa - stanno aumentando le spese militari per raggiungere la soglia del 2% del Pil, come richiesto dall'Alleanza Atlantica in seguito alla guerra in Ucraina.

Allo stesso tempo, alcune nazioni rivedono le politiche collegate alla leva militare. La Danimarca ha annunciato l'introduzione della coscrizione femminile a partire dal 2026 e l'estensione del servizio di leva da 4 (livello odierno) a 11 mesi. La Danimarca diventa così il terzo Stato europeo, oltre a Svezia e Norvegia, a imporre il servizio militare obbligatorio anche alle donne, che finora potevano farlo su base volontaria. 

Al confine con la Russia, aumenta il nervosismo dei Paesi Baltici (Lettonia, Estonia e Lituania) che chiedono un maggior sostegno militare all'Ucraina, da parte dell'occidente, tanto che il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ieri in visita a Parigi dove ha incontrato Macron, ha dichiarato che l'idea di inviare truppe in Ucraina debba essere seriamente presa in considerazione.

Poi in serata, quasi a reti unificate, il presidente francese, due giorni dopo il voto all'Assemblea nazionale per l'accordo di sicurezza tra Parigi e Kiev, si è rivolto alla nazione per spiegare la gravità delle possibili conseguenze per l'Europa della guerra in corso in Ucraina, non escludendo che la nazione possa in futuro dover metter in campo  una economia di guerra.

È evidente che Macron abbia calcato i toni del suo intervento pensando anche (se non soprattutto) alle prossime europee, in modo da ostacolare il voto verso i partiti - in particolare RN di Marine Le Pen - che in passato hanno avuto forti legami con la Russia di Putin.

Da non dimenticare, inoltre, che questo nuovo "sentimento guerrafondaio" che ha iniziato a circolare in Europa, è anche orchestrato dalla presidente della Commissione Ue, von der Leyen, che cercando di farsi rieleggere per un secondo mandato ha pensato di utilizzare come uno dei suoi cavalli di battaglia per la campagna elettorale quello della contrapposizione militare con Mosca.

Cerca invece di gettare acqua sul fuoco (del conflitto) il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato da Bruno Vespa al salone LetExpo di Verona:
 
"I nostri militari sono portatori di pace, noi non siamo in guerra con la Russia. ... Io credo che la Nato non debba entrare in Ucraina. ... I singoli Paesi? Mi auguro che non accada. Sarebbe un errore entrare in Ucraina ... significherebbe rischiare la terza guerra mondiale. Difendiamo il diritto internazionale e la libertà di Kiev, ma non andiamo in guerra con la Russia. Diamo a Kiev strumenti militari, economici, tecnici di ogni tipo, ma andare a fare la guerra mi sembra un errore. Tutti gli italiani e di buon senso non vorrebbero la guerra".