Il neuropsichiatra Vicari: "Il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni"
Il neuropsichiatra Stefano Vicari si appella ai pediatri, ma anche alle famiglie: "Controllare i corpi dei figli, e i telefoni, senza fraintendere il concetto di privacy, che va sospeso quando si parla di minori".
Se tuo figlio dice di vergognarsi e non si fa più vedere nudo/a, spiegate con dolcezza che genitori e medici devo controllare la salute e il benessere, anche osservando il loro corpo: a loro non si applica la riservatezza. Così come non esiste privacy, ma dovere del controllo, su tutti i dispositivi che i vostri figli hanno il permesso di usare: è vostra responsabilità controllare che gli argomenti trattati e le pagine visitate siano adatti all'età! Non fraintendete il vostro ruolo!
L'appello di Vicari a contrasto del fenomeno dell’autolesionismo in bambini e adolescenti - professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - arriva dal palco del 36° Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP).
“Il vero punto di svolta - ha dichiarato - è stato il 2013. Quell’anno al pronto soccorso psichiatrico del Bambin Gesù la media si attestava, coerente con il resto d’Italia, sulle 250 consulenze l’anno, meno di una al giorno.Ma da quell’anno è iniziata una crescita che ci ha portato all’alba della pandemia, nel 2019, a mille consulenze l’anno. Nel 2022 e 2023 abbiamo superato le 1850 consulenze annue, 5 al giorno, e di queste consulenze il 60% riguarda l’autolesionismo, fenomeno sostenuto da depressione e disturbi dell’umore, e anticamera del suicidio.È interessante notare che nel 2013 ci fu il crollo dei prezzi degli smartphone. Le nuove dipendenze, le dipendenze comportamentali, vedono il telefonino tra i fattori di rischio principali. Noi paghiamo un così alto prezzo perché non educhiamo i bambini.È il regalo della prima comunione. I rapporti di Save the Children parlano di bimbi che a 6/7 anni passano già tante ore davanti ai device. Si toglie spazio alle attività ricreative, si aumenta la sedentarietà e si genera vera e propria dipendenza, con l’attivazione dei circuiti della ricompensa. Ne seguono comportamenti di craving, ricerca spasmodica; aggressività, quando viene tolto; chiari segni di vera dipendenza”.
Secondo i dati resi noti durante il Congresso , se il fenomeno dell’autolesionismo si attestava a un 20-30% prima della pandemia, ora siamo al 40%: quasi un ragazzo su due. Almeno il 10% dei bimbi e il 18% degli adolescenti ha un disturbo mentale: la malattia più diffusa in assoluto in questa fascia d’età. Molto più a rischio le femmine.
“Il fenomeno va monitorato perché è il primo fattore di rischio per i tentati suicidi e il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. Diventa fondamentale che nei bilanci di salute il pediatra indaghi, in un bambino oltre i 10 anni, se ha mai pensato di procurarsi la morte.Così come vanno cercati segni di autolesionismo. Serve una forte collaborazione con i pediatri, che a loro volta formino i genitori per promuovere la salute mentale e per capire quali sono i primi segnali di disagio e perché, allo stesso tempo, imparino a non fraintendere il concetto di privacy, e controllino regolarmente telefono, attività, comportamenti, frequentazioni e il corpo dei propri figli, fino alla loro maturità.Genitori, educate, date regole, non abbiate paura di dire di no e abbiate voi per primi un uso responsabile dei device. Non parlare molto: ma fare, dare l’esempio. A cena, a pranzo: via il telefono. Non sacrificate il tempo con loro chattando. Educate e siate testimoni dei valori in cui credete e intercettate i segni di disagio. I cambiamenti ci devono preoccupare: non vai più bene a scuola, non dormi più bene, mangi meno, sei irritabile.E sfogliate i vostri figli. La privacy vale per gli adulti, il controllo del corpo e il controllo dei device è fondamentale. Diteglielo: guarderò che siti frequenti e le tue chat, perché sono strumenti pericolosi. Anche rispettando tutto questo, non darei uno smartphone prima dei 12 anni, e mai l’accesso ai social prima dei 14/16 anni, come evidenziato dai più recenti studi”, ha concluso Vicari.