"Tommaso Foti ha giurato da Ministro nelle mani del Presidente Mattarella e a lui desidero rivolgere le più sentite congratulazioni, mie personali e di tutto il Governo.Tommaso è un politico di grande esperienza e capacità, tra le migliori risorse di cui Fratelli d'Italia dispone oggi. Ha una lunga carriera parlamentare alle spalle e, da capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, ha saputo dimostrare in questa legislatura il suo valore e la sua competenza, guidando il principale partito di maggioranza a Montecitorio. È un militante, appassionato e coerente, che ha dedicato fin da giovanissimo la sua vita al servizio della sua comunità e della Nazione. Il Ministro Foti raccoglie il testimone di Raffaele Fitto, neo Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea, e io sono certa che saprà lavorare con la sua stessa determinazione e la sua stessa meticolosità. Per il bene dell'Italia e degli italiani".
Questo il comunicato di Palazzo Chigi con cui la premier Meloni informa che Tommaso Foti è stato scelto come sostituto di Raffaele Fitto, adesso commissario europeo, per gestire la matassa molto ingarbugliata del PNRR.
Sessantacinquenne piacentino, prima di diventare un finiano e, adesso, un meloniano doc, Foti è stato un fervente missino fin da giovanissimo, tanto da iniziare il cursus onorum tra i (post) fascisti a soli 16 anni, iscrivendosi al Fronte della Gioventù, in cui successivamente ha ricoperto l'incarico di segretario provinciale, componente della Direzione nazionale e, nel 1983, componente dell'Esecutivo Nazionale.
Alle elezioni amministrative del 1980 viene eletto consigliere comunale di Piacenza per il Movimento Sociale Italiano, a soli 20 anni. La sua carriera parlamentare iniziata nel 1996 è poi proseguita con successo fino ad oggi, premiata - si fa per dire - con una gatta da pelare di cui, forse, Foti avrebbe volentieri fatto a meno.
Finora, le "magie" di Fitto sul PNRR sono state quelle di preparare documenti e sulla base di tali documenti ricevere finanziamenti su piani di investimento che però marciano a passo di lumaca... ma solo nel caso in cui i cantieri siano stati avviati! Alla Corte dei conti Meloni ha tolto gran parte dei controlli sulla gestione dei fondi del PNRR, ma resta il nodo Europa, con Bruxelles che ha concesso decine di miliardi per finanziare opere che devono essere terminate entro il 2026.