Negli ultimi 6 mesi, a Gaza, ogni 15 minuti circa un bambino ha perso la vita. Per ricordare tutti loro e come monito alla comunità internazionale affinché si adoperi per fermare queste morti, lo staff di Save the Children si è riunito in prossimità della sede di Roma dell’Organizzazione, esponendo uno striscione con il terribile dato (vedi foto). Inoltre, lo staff, in silenzio, ha deposto sulla scalinata in prossimità del palazzo, una serie di oggetti che rappresentano l’infanzia rubata ai bambini che vivono in zone di conflitto, a Gaza e in tante altre crisi dimenticate. 

Sei mesi di guerra che hanno portato la popolazione allo stremo e sull’orlo di una crisi umanitaria senza precedenti. La distruzione di scuole e ospedali a Gaza è diventata la norma, e la maggior parte dei bambini è privo di cibo e non può ricevere nemmeno le cure più elementari. Circa 30 dei 36 ospedali sono stati bombardati e il sistema sanitario è ormai al collasso. Inoltre, da ottobre, l’escalation del conflitto ha danneggiato o distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e metà della popolazione sta affrontando un livello catastrofico di insicurezza alimentare, con zone come quelle del nord del Paese che sono a rischio di carestia.

“Pensare che circa ogni 15 minuti un bambino perda la vita, ci fa capire quanto questa guerra sia tra le più letali e distruttive della storia recente. In sei mesi di conflitto, circa 26.000 bambini sono stati uccisi o feriti, mentre coloro che sono sopravvissuti hanno perso la casa, gli affetti, la scuola, la loro vita quotidiana e oggi stentano a sopravvivere per la fame. Tutto questo è inaccettabile: il mondo deve agire ora per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni. Ogni oggetto che abbiamo deposto oggi vicino alla nostra sede vuole ricordare queste piccole vite spazzate via, ma al tempo stesso tutto il bello che dovrebbe popolare la vita di un bambino, in cui non dovrebbe esserci spazio per violenza e morte”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice di Save the Children.

Save the Children fornisce servizi essenziali e sostegno ai bambini palestinesi dal 1953. Il team dell’Organizzazione nei Territori Palestinesi Occupati lavora 24 ore su 24, predisponendo aiuti vitali per sostenere le persone in estrema emergenza e per trovare un modo per far arrivare assistenza a Gaza.

Ieri, a sei mesi dal 7 ottobre, il Ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, insieme a una delegazione delle famiglie dei rapiti, hanno incontrato la Presidente UCEI Noemi Di Segni e i vertici della Comunità Ebraica di Roma. Durante l’emozionante incontro è stata ribadita l’importanza di far tornare a casa gli ostaggi, ancora oggi prigionieri nelle mani dei terroristi di Hamas.

Nessuna parola invece, da parte della signora Di Segni e dei vertici della Comunità Ebraica di Roma, sugli oltre 33mila morti a Gaza (di cui per due terzi donne e bambini), sui 7mila dispersi (sepolti sotto le macerie), sui 76mila feriti, sulle centinaia di morti in Cisgiordania, sui 6.500 morti dal 2008 al settembre 2023 nei Territori Occupati e a Gaza e sulle migliaia di ostaggi palestinesi detenuti (in condizioni inumane) nelle carceri militari israeliane... perché?

Perché quei morti sono palestinesi e, pertanto, per certe persone evidentemente quelle morti sono morti dovute, di cui non doversi preoccupare, per cui non è necessario farsi alcuna domanda e porsi alcun rimpianto. 

I palestinesi, in fondo, sono animali umani (secondo il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant), quindi sacrificabili, massacrabili perché non dotati di alcun diritto, in funzione della sicurezza del popolo ebraico e dei loro furti di terreni, case, proprietà, vite... iniziati a partire dal 1948 e mai terminati per soddisfare il disegno della Terra di Israele (Eretz Israel) che va dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo), come dichiarato nell'atto costitutivo del Likud, il partito fondato nel 1973 dal terrorista Menachem Begin, autore diretto e mandante di numerosi assassinii, quando era al vertice dell'Irgun. Il Likud, da anni, è il partito più votato in Israele e non riconosce l'esistenza della Cigiordania, definendo tale territorio Samaria e Giudea, regioni che nessuno straniero potrà mai governare (sempre in base a quianto scritto nell'atto costitutivo del Likud).