Il populismo ha trionfato in Argentina con la vittoria di Javier Milei, un rappresentante dell'ultradestra, che ha ottenuto la presidenza. Durante la campagna elettorale, si è distinto per la sua promessa di smantellare il settore pubblico, proponendo la privatizzazione di aree come il commercio, la sanità e gli apparati statali.

Milei, 53 anni, ha saputo sfruttare le circostanze a suo favore, moderando il suo linguaggio e le sue proposte estreme, soprattutto in ambiti sensibili come la sanità e l'istruzione, nelle fasi cruciali della campagna. Ha anche rinviato la sua proposta di eliminare il peso argentino a favore del dollaro USA, trasformandola in un progetto quinquennale.

Nonostante la sua vittoria, si sospetta che dietro ci sia l'influenza dell'ex presidente Macri. Macri, nonostante la sua eliminazione dal ballottaggio, sembra mantenere una certa influenza politica attraverso il supporto fornito a Milei.

La situazione economica dell'Argentina rimane precaria, con poche speranze di miglioramento nonostante le promesse di Milei. Il Paese è alle prese con un debito ingente dal Fondo Monetario Internazionale e la prospettata dollarizzazione non sembra praticabile a breve termine, né una soluzione efficace per la crisi sociale.

Milei ha scelto come vicepresidente Victoria Villaruel, una scelta strategica che sembra rafforzare i legami con le forze armate, le quali sperano in una possibile amnistia per i crimini commessi durante la dittatura di Videla e Massera.

Questa svolta politica in Argentina sembra segnare una deviazione dall'ondata progressista in America Latina, con partiti populisti di destra che emergono anche in altri paesi del continente, simili a quelli presenti in Europa.

Il presidente brasiliano Lula e il governo socialista cubano sembrano sempre più isolati in questo contesto, con il governo cubano che affronta sanzioni economiche crescenti dagli Stati Uniti, aggravando ulteriormente la sua situazione economica già difficile.

Fonte: rossodisera.org