La Gran Bretagna, nell'arco degli ultimi nove anni, ha rimandato nei loro paesi di origine 2748 giovani arrivati oltremanica come minori non accompagnati, richiedenti asilo e, nel frattempo, diventati maggiorenni. 

La maggioranza, circa 2018, sono stati rimandati in Afghanistan, gli altri in Siria, Libia, Iran ed Iraq, tutti paesi controllati dallo Stato Islamico, dai Talebani o, comunque, da regimi repressivi.

La conferma ufficiale è arrivata dal ministero degli Interni britannico, su richiesta della parlamentare laburista Louise Haigh e del Bureau of Investigative Journalism. Il comunicato ufficiale, inviato alla Camera dei Comuni, conteneva anche scuse formali per l'errata comunicazione fornite nel novembre dello scorso anno, in cui si parlava di soli 1040 giovani estradati nei loro paesi d'origine a partire dal 2007.

Le disposizioni del ministero degli Interni inglese prevedono che i minori non accompagnati arrivati nel paese non siano estradati, anche se una loro richiesta di asilo non ha avuto successo (come accade nella maggior parte dei casi), ma sia loro concesso un permesso temporaneo fino ai diciassette anni e mezzo.

I bambini sono affidati alle autorità locali ed, in parte, a famiglie affidatarie e frequentano regolarmente la scuola, integrandosi perfettamente all'interno della società.

Al compimento del diciottesimo anno di età, devono fare una formale richiesta di asilo, ma le probabilità che questa venga accolta sono molto basse. Nel caso dell'Afghanistan, la percentuale è di circa il 20%.

E' facile intuire quale effetto devastante possa avere l'estradizione su ragazzi, che si erano ricostruiti una vita in Gran Bretagna e che improvvisamente si ritrovano a dover ricominciare tutto da capo in un paese che è divenuto loro estraneo ed in cui, in molti casi, non hanno più nemmeno dei parenti.