Ricordate la retorica del bello di tal Matteo Renzi, il re Mida di Rignano che ha il dono di trasformare in fango, per non usare altro termine, invece che in oro tutto ciò di cui si occupa?
Il profeta della bellezza e delle eccellenze italiche cui si appella in ogni occasione ha licenziato la legge 160/2016 con cui, grazie all'articolo 24, "destruttura definitivamente l’assetto dei Teatri lirici, con drammatiche conseguenze ai danni delle professionalità coinvolte".
Questa è l'accusa delle sigle sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal che per lunedì 27 marzo hanno indetto una manifestazione di protesta per le strade di Firenze, per sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sciopero generale dei lavoratori delle 14 Fondazioni liriche italiane.
Il corteo vede in testa lavoratori e orchestrali del Maggio Musicale Fiorentino che, partendo dala Comune si sono diretti poi in piazza Duomo, per arrivare poi davanti alla Prefettura dove una delegazione sindacale sarà ricevuta dal prefetto.
I perché della protesta. Con la nuova legge "sfumeranno le possibilità di crescita e d’impiego nel nostro paese, con la conseguenza che i talenti migreranno all’estero e i giovani abbandoneranno i conservatori. La legge, inoltre, espropria il ruolo sindacale nell'ambito delle relazioni industriali, lasciando l'utilizzo degli istituti in tema di organizzazione del lavoro esclusivamente nelle mani delle aziende, in modo unilaterale".
Inoltre, fanno notare ancora i sindacati, che "negli ultimi anni, per tentare di risolvere la crisi debitoria si è intervenuti sui salari dei lavoratori e sulla riduzione del personale, con una contrazione degli organici che ha incredibilmente inciso, in modo del tutto arbitrario, anche sulle partiture dei compositori!"
I sindacati, infine, denunciano che "la natura complessa di queste imprese culturali non può essere valutata solo col metro del pareggio di bilancio, senza considerare l’indotto economico rappresentato dal prestigio e dal capitale intellettuale di cui la lirica italiana è portatrice".
Ma lo statista di Rignano che si riempie la bocca di bellezza e cultura senza avere una pallida idea di che cosa siano, non sa forse che l'Opera è nata a Firenze, che la Scala veniva finanziata con denaro pubblico fin dall'800, che i teatri europei ricevono sovvenzioni generosissime dai rispettivi stati... e funzionano.
In Italia, se la politica si occupa dei teatri lo fa per gestirli con regole assurde, commissiariarli con degli incompetenti e per toglier loro ulteriori fondi che, curiosamente, vengono invece generosamente e abbondantemente elargiti al settore cinematografico anche per fare pellicole la cui qualità, inutile ricordarlo, di eccelso ha poco o niente.
Ma finché in Italia continueranno ad esserci politici la cui incapacità e incompetenza è inferiore solo alla loro presunzione, è difficile che situazioni simili a quella sopra descritta possano risolversi o, perlomeno, migliorare.