Di Maio: per il bilancio 2019 il deficit deve essere del 2,8% come quello della Francia!
Si moltiplicano i vertici a Palazzo Chigi sulla legge di Bilancio 2019 a causa dell'approssimarsi dell'appuntamento che il Governo ha prima della fine di settembre con il Parlamento, per aggiornarlo su contenuti e numeri della manovra.
E, di pari passo, si moltiplicano le dichiarazioni a supporto dei provvedimenti più discussi da parte dei loro promotori, Lega e 5 Stelle. Il problema, cui il ministro dell'Economia deve trovare una miracolistica soluzione, sono però i soldi per coprire le promesse elettorali dei partiti della coalizione che, rispetto a quanto detto in passato, devono essere tutte e subito tradotte in legge.
L'ultima dichiarazione che, più di altre, merita di essere riportata è quella del vicepremier Di Maio che ha detto: «La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini. In Italia come in Francia.»
Ma quello che Luigi Di Maio ha trascurato di ricordare ai propri entusiasti sostenitori è che il debito pubblico della Francia è sì molto alto, ma si aggira intorno al 99% del Pil, mentre il debito pubblico dell'Italia è intorno al 133%.
Beninteso, non che la Francia possa fare, rispetto all'Italia, i salti mortali di gioia per i propri conti, visto che l'esposizione finanziaria di banche, imprese e cittadini supera abbondantemente quella del nostro Paese, portando il debito complessivo francese (compreso il debito pubblico) ad essere superiore, e di molto, a quello italiano.
Però, considerando che per camminare non si dovrebbe prendere esempio da chi sta zoppicando e che, ritornando alla realtà, dal prossimo anno inizierà a venir meno lo scudo di Draghi e che i titoli del nostro debito pubblico potrebbero essere di nuovo in balia dei mercati, è evidente che certe "rodomontate" da spaccone da bar dello sport potrebbero esserci risparmiate, specialmente se urlate da uno che fa il vicepremier ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo e che dovrebbe ricordarsi che i conti dell'Italia non sono sostenuti solo da cittadini italiani ma soprattutto da investitori esteri che degli interessi elettorali del movimento 5 Stelle e della Lega se ne infischiano.