Un secolo di fortissima tensione ideologica. Un secolo di violenta ma iper creativa battaglia di idee contrapposte. Un secolo, infine, di esplosione e accelerazione di scienza e tecnologia. In sintesi, il secolo breve novecentesco. E, anche: il dinamismo perduto della creazione letteraria e poetica.

Su uno sfondo di rovine materiali e morali, con 2 disastrose guerre planetarie, picchi ascendenti e discendenti di tendenze dell'economia mondiale, la guerra fredda, il crollo delle ideologie dopo il loro trionfo. In sintesi, il trionfo della lotta e battaglia umana sul suo dramma intrinseco autodistruttivo.

In questa intervista al filosofo australiano Frank Cameron Jackson si delinea, nelle esperienze del protagonista e nei suoi itinerari di pensiero il quadro di questo fermento culturale. Ma applicato anche a considerazioni sulla nuova crisi di pensiero che stiamo vivendo attualmente. Negli incontri ai caffè universitari letterari, dialoghi tra studenti e docenti, contrapposizioni ideologiche, viene fuori una conclusione generale.

La molteplicità di stimoli ed esperienze, anche drammatici e negativi, forma il fulcro della creatività, e quindi anche della Philosophie nel senso reale del termine, favorendo in un processo di azione-reazione lo sviluppo del progresso scientifico e tecnico umano. E, come sintetizzato nelle righe iniziali dell'intervista, la mente iperspecializzata, monocratica nell'apprendimento a comparti stagni, invenzione delle nuove riforme gestionali del sapere globalizzato post 89, è un ostacolo all'evoluzione di ogni pensiero.

E in questi primi, caotici decenni del 21 secolo, tutta la crisi socioculturale che si sta vivendo, è necessariamente e con conclamata evidenza, ascritta proprio a questo fattore de-evolutivo negativo.

Da leggere attentamente, anche per trovare momenti di interesse letterario intriganti negli accenni di storie di vita e carriera narrate dall'intervistato.