Sebbene non sia stato raggiunto alcun accordo particolare nell'incontro tra l'assistente del Cremlino Yury Ushakov e l'inviato di Papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, i due hanno comunque deciso di continuare il dialogo, ha detto giovedì ai giornalisti il ​​portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Ushakov e Zuppi "si sono scambiati pareri e informazioni su questioni umanitarie nel contesto della crisi  ucraina. L'incontro non ha prodotto alcun accordo specifico e il dialogo può continuare, se necessario", ha detto Peskov, interpellato da una reporter della Tass.

Le questioni relative ai rifugiati sono state al centro dei colloqui Ushakov-Zuppi, aveva detto in precedenza il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia, l'arcivescovo Paolo Pezzi. Secondo Pezzi, l'incontro è da giudicare positivamente.

Il cardinale Zuppi ha incontrato anche il commissario presidenziale per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, che ha rilasciato la seguente dichiarazione sul suo canale Telegram: "Ho incontrato il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi. [Abbiamo] discusso di questioni umanitarie relative all'azione militare e alla tutela dei diritti dei bambini".

Allo stesso tempo, ha sottolineato di credere che l'amore e la misericordia cristiana possano aiutare nel dialogo e nella comprensione reciproca.

L'inviato del Papa ha avuto un incontro anche con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill.

In questi termini, la stampa russa ha riassunto la visita di Zuppi in Russia, che si è conclusa questo giovedì. Anche la stampa vaticana non ha fornito un resoconto tanto diverso in relazione ai contenuti degli incontri avuti dal presidente della Cei.

Pertanto, si può presumere che quanto discusso non potesse esser divulgato oppure, più semplicemente, che di temi concreti non si è parlato, ipotesi, la seconda, che appare la più probabile.

Una missione inutile, pertanto? No, perché va più correttamente definita come impossibile, visto che sia Putin che Zelensky dichiarano che ad oggi non ci sono le condizioni neppure per ipotizzare una tregua. Pertanto, chiunque si dia da fare per parlare di pace e non di nuove armi è sempre da considerare  un passo avanti per almeno sperare che il conflitto possa finire prima di degenerare in qualcosa di non più controllabile... come, purtroppo, c'è da temere.