Nell'ultima rilevazione relativa ai dati sul precariato in Italia a gennaio 2016, l'Inps, tra l'altro,  ha segnalato un ulteriore impennata nell'ultilizzo dello strumento voucher.

Il voucher è nato nel 2003, ma solo a partire dal 2008 ha cominciato ad essere utilizzato. A partire da quella data il suo impiego è cresciuto costantemente di anno in anno. Ad oggi, il numero complessivo di voucher  venduti si aggira intorno ai 300 milioni per un controvalore di 3 miliarfdi di euro. Quello che è preoccupante è che un terzo dei tagliandi e del loro controvalore è concentrato nel periodo 2013-2015. Nel 2015, rispetto all'anno precedente, si è avuto un incremento del 66% nel ricorso a tale strumento.

E nel solo mese di gennaio 2016, l'incremento dei voucher è pari al 36% rispetto allo stesso mese del 2015. Dato che è riuscito a sollevare qualche vaga preoccupazione persino nel ministro del Lavoro, Poletti!

Va ricordato, adesso, che cosa sia un voucher. In pratica è la prestazione oraria di un lavoratore pagata 10 euro, comprensivi di assicurazione e versamento previdenziale. A prima vista, lo strumento parrebbe ragionevole perché dovrebbe eliminare il lavoro nero. Però, bisogna ricordarsi che non esistono controlli, limiti d'uso e possibilità di riscontro per verificare l'effetivo tempo di lavoro. In tal modo, il voucher finisce per diventare  una specie di salvacondotto per chiunque voglia somministrare lavoro in nero. Ed i numeri in aumento sembrano certificare questa valutazione.

Inoltre, non essendo tutelato il tipo di prestazione richiesta al lavoratore, teoricamente gli può essere imposto di eseguire prestazioni di qualunque tipo, dall'imbiancare una stanza fino a portare a spasso il cane. Non proprio un esempio per la tutela dei diritti.

Ma l'aspetto ancor più preoccupante sono le conseguenze sociali che possono derivare dall'abuso dell'utilizzo dei voucher, con l'aumento di persone che sono sì occupate, ma che poi non avranno un reddito minimo sufficiente per vivere, generando di conseguenza problemi sociali ed anche di crescita economica. Come si può pensare che il PIL cresca quando il lavoro, oltre che precario, è anche sottopagato?

Il fenomeno dei voucher è legato solo al settore privato? Incredibilmente non è così. Anche il settore pubblico ne fa uso. Con la motivazione della tutela di persone che si trovano in difficoltà, sempre più frequentemente le pubbliche amministrazioni utilizzano i voucher per svolgere lavori, ad esempio, di pubblica utilità come la  rimozione della neve dalle strade, la pulizia di parchi, la gestione di eventi e manifestazioni, ecc. 

Anche in questo caso bisogna ricordare che il risultato può essere diverso dalle intenzioni. Infatti, oltre ad instaurare una precarizzazione di fatto di alcuni tipi di lavoro erogato a basso reddito, vi è la concreta possibilità di diminuire il numero di occupati con uno stipendio regolare e sufficiente per vivere.

Con i voucher, indubbiamente, le  amministrazioni pubbliche risparmiano, ma con costi sociali ed economici che nessuno sembra voler considerare e valutare.