Secondo buonsenso, l’inumana tragedia del 7 ottobre contro il popolo israeliano avrebbe quantomeno dovuto dar luogo a degli interrogativi, ad un risveglio delle coscienze e ad una netta presa di posizione rispetto agli eventi. Invece, paradossalmente, questi terribili accadimenti hanno sortito l’effetto opposto. Davanti al massacro insensato, alla violenza barbarica, allo stupro di gruppo ed all’assassinio efferato di bambini ed anziani compiuto da Hamas, la peggior parte della popolazione occidentale ha deciso che erano le belve a trovarsi dal lato della ragione. Sembra incredibile – almeno lo sarebbe in un mondo normale – ma questo è ciò a cui si assiste in massima parte online e, mitigato da sottili metodi di comunicazione mirata, anche sui mass media generalisti.

In Islam and the West, lo storico Bernard Lewis osservava che, per ragioni sulle quali non si approfondisce adeguatamente, il cittadino occidentale ha dimenticato che, per circa un migliaio di anni, ossia dal VII sec. fino all’assedio di Vienna del 1683, l’Europa cristiana si è trovata sotto la costante minaccia dell’Islam. Oggi, tale sfida secolare, è stata relegata nel cantuccio della comoda categoria di “Islam radicale”. Molti, ad esempio, preferiscono lasciarsi incantare dagli opinion leader i quali raccontano che quella mediorientale è una mera questione territoriale poiché, altrimenti, dovrebbero iniziare a confrontarsi con una realtà che è ben più articolata e preoccupante. 

L’immorale non s’indigna tanto quanto lo psicopatico non riesce a provare empatia: essi sono ciechi al male. Il nostro mondo, però, con la sua perfida passione nel rivoltare i sentimenti ed i significati, è riuscito a mettere sottosopra anche gli assiomi più elementari e, così, ci sono quelli che propongono l’odio e le contorsioni dello spirito mascherate, invece, da finta indignazione e falsa empatia. Su questo palcoscenico del grottesco e dell’infamia, l’odio contro l’ebreo veste i panni truci dell’immedesimazione con i tagliagole di Hamas e dell’indignazione contro Israele. Come si diceva, tanto lo psicopatico quanto l’immorale non sanno provare empatia o indignazione e, giacché non riescono a penetrarne il contenuto autentico, sono costretti a simularle ed interpretarle fuori contesto. L’elemento chiave in ogni simulazione è che tutto può essere il contrario di tutto, che l’apparenza può venir proposta come sostanza ed i fatti possono facilmente soccombere sotto le bizzarrie della volontà: “non m’importa di essere un pesce – dirà una scrittrice minimalista contemporanea – voglio ugualmente avere una bicicletta”. Qui avviene, allora, qualcosa di strano e particolare che ognuno può constatare nel momento in cui accende una televisione o apre certe gazzette: la realtà dei fatti collassa sotto l’interpretazione. Israele, da aggredito, viene dipinto come aggressore, da Paese democratico passa ad una nazione in stato di apartheid, quando prova a rispondere ad uno degli attacchi più sanguinosi della storia recente tentando di liberare i propri ostaggi, gli vengono rivolte accuse fantascientifiche alle quali non si darà, qui, neppure la dignità di ripeterle. In Italia i casi pietosi di antisemiti all’amatriciana mimano, a pappagallo, cifre e parole d’ordine dettate dai tagliagole di Hamas, fingendo che sia per empatia verso un popolo inventato a tavolino. Propongono la simulazione, fingono di crederci, e si aspettano pure che ci crediamo tutti. Secondo costoro, il loro Israele immaginario sarebbe persino uno Stato “colonizzatore” i cui reperti archeologici sul territorio “colonizzato” risalgono, però, a 3000 anni addietro, mentre un popolo come quello “palestinese”, inventato di sana pianta nello scorso secolo, avrebbe non solo presunti diritti territoriali millenari, ma anche licenza di terrorismo e revisionismo senza che alcuno possa batter ciglio.

La verità del dolore non può esser compresa da coloro i quali sono solo fumo, da quelli che non sentono l’assassinio insensato e lo stupro come ferite che sono state inflitte anche a loro ma immaginano, invece, vittime surreali proprio per cancellare quelle reali. Questo è il mondo della simulazione in cui ogni parola ne significa sempre un’altra: quando fingono d’indignarsi e perdono il loro tempo inutile accanendosi a scrivere articoli alla stricnina contro le vittime massacrate, stuprate o ancora in ostaggio ad un anno da quell’orrore, stanno solo ripetendo a se stessi ed al mondo: “sappiamo solo odiare perché siamo incapaci di capire e sentire”. Costoro, come altri loro consimili del passato, si ergono sul podio del finto moralismo con cui si arringano le folle credule o i compari sciocchi. Non indossano, quantomeno non in pubblico, camicie brune perché è in essi che abita la tenebra la quale si palesa anche dalla foga cieca con cui vilipendono le vittime, Israele ed il popolo ebraico di cui sono debitori ingrati. Non si parla, qui, solo dell’immenso contributo culturale e spirituale del popolo ebraico e di Israele al mondo, ma anche di quello direttamente ed immediatamente politico poiché, senza la diga d’Israele, i tagliagole di Hamas, Hezbollah ed i loro emuli, brandirebbero già i loro lunghi coltelli sotto le case di quelli che, ottusamente e balordamente, fanno il tifo per loro.